L’Interpol, secondo quanto riferisce il DailyMail, ha lanciato l’idea di aprire stazioni di polizia virtuali all’interno del metaverso, in modo da contrastare quelli che vengono chiamati meta-crimini, rendendo anche al contempo i servizi più accessibili per chi è impossibilitato a muoversi di casa. La proposta, avanzata tramite quello che il Mail chiama ‘Libro bianco’, è stata trasmessa alle varie forze dell’ordine nazionali che potranno ora decidere se seguire o meno l’indicazione.



L’idea di aprire stazioni di polizia nel metaverso ha avuto origine dopo che ad inizio mese gli agenti britannici hanno aperto ufficialmente delle indagini sul primo caso denunciato di stupro virtuale. Un reato fino ad ora mai previsto da nessun sistema legislativo nel mondo ma che avrebbe lasciato sulla vittima, peraltro 16enne, sensazioni del tutto analoghe a quelle causate da uno stupro nella vita reale. Nel metaverso, così, agenti di polizia virtuali potrebbero aiutare e fornire supporto ai cittadini, anch’essi avatar, che ne hanno bisogno, sia nel caso si tratti di un’emergenza virtuale che di una reale.



Di cosa si occuperà la polizia nel metaverso

La possibilità di aprire stazioni di polizia nel metaverso, inoltre, secondo l’Interpol potrebbe essere un buon modo per frenare una tendenza, quella dell’aumento dei meta-crimini, che in futuro potrebbe diventare problematica. Grazie alla realtà virtuale, infatti, si sono andati a creare tutta una nuova serie di reati (allo stato attuale l’Interpol ne ha individuati almeno 41) che richiederanno, data la loro natura immateriale, nuovi tipi di indagini e punizioni.

La polizia nel metaverso, inoltre, non opererebbe come una sorta di sceriffo (o meta-sceriffo), ma più come estensione virtuale degli uffici locali. Gli avatar degli utenti, spiega l’Interpol, potranno “denunciare crimini o presentare denuncia formale”, mentre all’interno delle stazioni si potrebbero ospitare “riunioni di comunità virtuali”. Un approccio che, da un lato, permetterà di restituire una sorta di sensazione di sicurezza agli utenti e, dall’altro, “renderà i servizi più accessibili, soprattutto per chi ha problemi di mobilità o si trova in aree remote”. Tra i meta-crimini su cui la polizia potrà trovarsi ad indagare nel metaverso, l’Interpol indica, soprattutto, gli stupri virtuali, lo sfruttamento sessuale dei bambini, il cosiddetto deepfake, le truffe finanziarie, il furto d’identità e il furto con scasso.