Il Ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, ha recentemente parlato del suo piano per rendere le stazioni ferroviarie, e più in generale tutti i luoghi interessati da un ampio traffico di persone, più sicure. Un piano reso necessario soprattutto dall’aumento, nell’ultimo periodo, di casi cronaca tra violenze (riuscite o tentate), furti ed intimidazioni.



Emblematico, per esempio, il recente caso in cui una donna è stata picchiata e violentata all’interno della stazione ferroviaria Centrale di Milano per mano un 35enne marocchino, senzatetto. Da tempo si cerca di limitare questo tipo di fenomeni e potrebbe darsi che il piano di Piantedosi costituisca un importante passo avanti nella lotta alla criminalità.



Il piano Piantedosi per rendere sicure le stazioni ferroviarie

Insomma, a brevissimo dovranno essere adottate tutta una serie di misure utili a rendere più sicure le stazioni ferroviarie, ma anche altri luoghi definiti “ad alta frequentazione” come gli ospedali e i centri o le aree commerciali. Per ora non vi è ancora decisione concreta e il piano proposto sembra che sarà discusso nei prossimi giorni prima di arrivare ad una completa approvazione, ma il Ministro degli Interni, parlando con il Quotidiano Nazionale, ha tracciato una prima linea guida d’azione.

Complessivamente, avverte Piantedosi parlando del piano per rendere le stazioni ferroviarie sicure, il primo e più importante passo sarà quello di prevedere maggiori controlli da parte di Polizia, Militari e Carabinieri. “Questo”, ha spiegato parlando dei controlli, “ha un impatto positivo sul piano della prevenzione e della dissuasione”, sostenendo che a Milano da gennaio ad aprile, questo semplice passaggio ha portato all’arresto di 50 persone, oltre a 633 denunce e più di 44mila controlli. Tra le tante ipotesi mosse, invece, il ministro Piantedosi parlando del piano per le stazioni ferroviarie, ha anche parlato dell’implementazione della videosorveglianza, includendo anche metodi per il riconoscimento facciale, “che da ulteriori e significative possibilità di prevenzione e indagine”.