Chiara Alessandri deve restare in carcere per l’omicidio di Stefania Crotti, uccisa il 17 gennaio scorso a martellate e ritrovata carbonizzata nella campagna di Erbusco. E niente domiciliari. È stato respinto il ricorso dell’avvocato della donna accusata di aver attirato in una trappola la moglie del suo ex amante per ucciderla e di aver anche dato alle fiamme il corpo. La decisione è stata presa dalla Cassazione, che si è quindi pronunciata negativamente in merito al ricorso del difensore di Chiara Alessandri. L’avvocato Gianfranco Ceci aveva chiesto che la sua assistita potesse uscire dal carcere e andare agli arresti domiciliari, per poter seguire i figli. Inoltre, come riportato dal Corriere della Sera, aveva chiesto che il procedimento passasse dalla procura di Brescia a quella di Bergamo, ma anche questa richiesta è stata respinta. Dopo il Riesame, dunque la conferma della Cassazione.
STEFANIA CROTTI, RESTA IN CARCERE CHIARA ALESSANDRI
Chiara Alessandri ammise di aver fatto portare Stefania Crotti nel suo garage e che con lei ebbe una lite finita in omicidio, ma ha sempre negato di averle dato fuoco. L’indagata aveva avuto una relazione con il marito della “rivale”. Secondo la consulenza depositata dagli anatomopatologi nominati dalla Procura, Andrea Verzelletti e Nicoletta Cerri, nel sangue della vittima è stato trovato ossido di carbonio al 15 per cento. E questo è un dato indicativo che la vittima respirasse ancora quando il suo corpo è stato avvolto dalle fiamme. In sostanza, Stefania Crotti è stata bruciata viva. La consulenza, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, parla di choc termico in riferimento alle conseguenze delle fiamme, come concausa delle contusioni subite (e ammesse dalla stessa indagata), provocate dai quattro colpi alla testa, e compatibili con il martello trovato sul luogo dell’incendio. L’altra causa è lo choc termico, appunto, per il fuoco. Il Riesame definì Chira Alessandri «aggressiva, pericolosa, incapace di frenare le pulsioni criminose».