«I Paesi sono vasi comunicanti. Se gli infetti crescono attorno a noi, cresceranno anche da noi»: non ha dubbi Stefania Salmaso. Intervistata oggi – 10 agosto 2020 – da Repubblica, l’epidemiologa ha messo in risalto la mancanza di coordinamento per quanto riguarda i dati, ribadendo che dopo mesi di emergenza sanitaria non esiste ancora uno strumento tecnologico «valido in tutto il Paese per registrare i dati del cast e dei loro contatti».
L’ex direttrice del Centro nazionale di epidemiologia e sorveglianza dell’Istituto superiore di Sanità ha poi aggiunto: «Dovremmo essere più pronti ad agire. Abbiamo una sanità federale, ma è troppo importante fare scelte e raccogliere dati in modo coordinato. In questi mesi abbiamo investito molto in macchinari per malati gravi e terapie intensive. Avremmo dovuto fare di più anche per i servizi di epidemiologia e prevenzione. Bastano un tablet con moduli di raccolta dati uguali per tutti e squadre di personale addestrato a condurre le interviste sui contatti dei positivi. Costano poco e sono utili per controllare la circolazione del virus e interrompere le catene di trasmissione».
STEFANIA SALMASO: “LE CAUTE DEVONO RESTARE”
Stefania Salmaso ha poi puntato il dito contro viaggi e vacanze, che hanno causato il rialzo dei contagi dopo il congelamento dell’epidemia dovuto al lockdown di marzo. L’epidemiologa ha poi invitato gli italiani a non farsi illusioni, dato che il virus sta continuando a circolare: «La situazione oggi è meno grave dal punto di vista clinico, ma nulla esclude che possa tornare a peggiorare». L’esperta ha comunque ribadito che la circolazione per focolai «non ci permette di stare tranquilli, ma non è grave come la circolazione che chiamiamo diffusa: la situazione di marzo in molte aree del Nord, in cui il virus è riuscito a contagiare più di un quarto della popolazione». Infine, sulle contromisure da adottare: «Le cautele devono restare per tutti. Distanza, mascherine e lavaggio delle mani sono d’obbligo, e lo resteranno per parecchio. Forse i messaggi della comunità medica e scientifica non sono stati abbastanza concordi».