L’Italia verrà travolta da una terza ondata di covid a gennaio 2021? Secondo Stefania Salmaso, epidemiologia delle malattie infettive, ex direttrice del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della Salute dell’Istituto superiore di sanità (Iss), tutto dipenderà dal comportamento di noi italiani: “E’ assolutamente nella natura della pandemia – dice ai microfoni dell’Adnkronos riferendosi alla terza ondata – ma sta a noi bloccarla e renderla in una dimensione accettabile. Ma se dopo le misure restrittive ci rilassiamo, sarà tutto più difficile. Abbiamo 1 milione di italiani che si sono contagiati, quando arriverà il vaccino dobbiamo pensare che passerà circa 1 mese e mezzo, tra prima e seconda dose, prima che inizi a proteggerci. Avremo molto da lavorare fino alla prossima primavera e dovremmo convivere con il virus per tutto l’anno prossimo”. In merito alla seconda ondata, la curva epidemiologia sembra decisamente in ribasso e ciò è dovuto in particolare alle misure restrittive in atto: “Nelle ultime settimane – ha proseguito Stefania Salmaso – stiamo assistendo a una leggera decrescita, abbastanza ridotta e lenta, dell’incidenza di nuovi casi. Una decrescita legata solamente alle restrizioni imposte dagli ultimi provvedimenti del Governo. Queste misure hanno fatto sì che nel Paese si siano ridotte le possibilità di contatto e conseguentemente anche le occasioni per essere contagiati”.



STEFANIA SALMASO: “NON SIAMO IN ZONA DI SICUREZZA”

Ma guai ad abbassare la guardia: “Non siamo affatto in una zona di sicurezza, ci sono molti positivi che circolano e questo aumenta il rischio, se abbassiamo la guardia nella nostra socialità, di incontrare una persona infetta”. Ecco perchè pensare di allentare le misure restrittive a Natale, come qualcuno ipotizza “potrebbe portare a un peggioramento rapidissimo dei contagi. Vediamo cosa è accaduto in Usa con il ‘Thanksgiving Day’ a novembre: dopo 10 giorni c’è stato un picco di casi. Ecco, direi di non replicare in Italia questa imprudenza”. Il Natale in famiglia è quindi “un rischio che oggi non ci possiamo permettere”, alla luce anche del fatto che l’età media dei contagiati stia tornando a salire: “L’età media è salita e vediamo che l’infezione è purtroppo entrata nei nuclei famigliari o nelle case di riposo. Così si alza di molto il tributo in vite umane”.

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