Stefania Sandrelli a tutto tondo in una lunga intervista rilasciata ai microfoni di Repubblica. L’attrice ha parlato del suo amore per Roma, della sua carriera ma non solo. «Cosa mi ha portata sin qui? La curiosità. Mia madre mi chiamava “scimmietta”. Quando lavoravo con Germi spesso mi mettevo a spiarlo: stavo lì dietro e guardavo, anzi assorbivo. Oppure scappavo dal set e venivano a riacchiapparmi da qualche parte mentre ficcavo il naso tra i negozi. Avevo 15 anni d’altra parte», ha raccontato l’amata interprete nostrana, che ha evidenziato come le emozioni rivestano un ruolo fondamentale per lei: «Se non mi emoziono non posso lavorare. Ieri come oggi. Quando lessi per la prima volta la sceneggiatura di Mignon è partita, a proposito di Roma nel cinema, anch’io mi misi a piangere e allora dovetti più di una volta togliermi gli occhiali per asciugare le lacrime. E poi c’è l’emozione del film finito».



STEFANIA SANDRELLI E L’AMORE PER ROMA

Nel colloquio con Repubblica, Stefania Sandrelli ha poi parlato del suo rapporto con la capitale: «Roma è il mio colpo di fulmine assoluto e permanente. La prima volta che scesi dalla Versilia temevo di perdermi e invece alla fine mi dissi: è tutta qua? Insomma me la immaginavo più grande. Il che forse ha accelerato il mio innamoramento. La mia prima casa era a Monteverde. Ora mi segno i concerti e il film da vedere e scendo downtown». Poi sul set romano che le è rimasto dentro: «Piazza Caprera, a metà di C’eravamo tanto amati, quando la storia d’Italia da bianca e nera diventa a colori. Nel film avevo appena cercato di suicidarmi…». Poi su Cinecittà: «Mi viene in mente la scena del giardino delle arance in Divorzio dove mostro i segni delle botte. Era molto stimolante entrare negli ingranaggi della “fabbrica”, capire come fosse possibile trasformare il finto in reale».

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