Tinto Brass ha concesso una lunga intervista ai microfoni del “Corriere della Sera”, nella quale ha parlato della sua carriera e del suo cinema. Il regista ha individuato in Venezia e Parigi due luoghi per lui fondamentali: “Nella laguna mi sono nutrito di cultura, storia, lingua e tradizione. Acqua, luce, vedute e prospettive rovesciate sono elementi che la caratterizzano e si ripetono ossessivamente nei miei film. A un certo punto, dopo la laurea in giurisprudenza, decisi di andare in Francia. Alla fine degli anni Cinquanta la realtà parigina era molto vivace. Alla Cinémathèque Française, dove mi occupavo degli archivi, ho conosciuto il grande documentarista Ioris Ivens e Roberto Rossellini. Da loro ho imparato tutto quello che so del montaggio e del cinema”.
Tinto Brass si accorse del ruolo comico che poteva rivestire un’icona del nostro grande schermo del calibro di Monica Vitti (“Notai subito il sorprendente brio di Monica”), mentre Stefania Sandrelli “è una grande attrice e lo era anche prima di recitare con me. Io ho semplicemente tirato fuori ed esibito la sua carica sensuale. Era perfetta nel ruolo della protagonista de ‘La Chiave’. Nel provino si mostrò senza pudore e fortemente determinata a fare il film. E poi ha un altro grande merito. Non mi ha mai rinnegato, difendendo ‘La chiave’ con fierezza, orgogliosa di aver dimostrato alle sue colleghe di saper recitare anche con il c*lo”.
TINTO BRASS E L’ITALIA DI OGGI: “SIAMO ANCORA BIGOTTI”
Nel prosieguo del suo intervento sul “Corriere della Sera”, Tinto Brass, che ha mostrato e raccontato la s*ssualità delle italiane e degli italiani per decenni, ha tracciato un quadro della situazione corrente: “Benché ci si racconti il contrario, siamo ancora bigotti. La morale rispetto al s*sso è mutata pochissimo. E, per alcuni aspetti, stiamo tornando indietro. Basti pensare che ancora oggi se si vuole evitare di essere oggetto di scherno o violenza bisogna nascondere il proprio orientamento s*ssuale”.
In chiusura, Tinto Brass ha aggiunto: “Nell’immaginazione non c’è censura e la realtà virtuale è solo un’estensione dell’esperienza del s*sso. Può essere coinvolgente e interessante, purché non determini un totale distacco dal s*sso e dagli incontri reali. Nessuna tecnologia è in grado di offrire le emozioni di una vera relazione”.