Il programma di Canale 5, Morning News, si è soffermata stamane sulle violenze nelle città d’Italia e il dilagante fenomeno delle baby gang. A riguardo ha intervistato in collegamento un giovane ragazzo di soli 17 anni, tale Stefano, di Modena, che è stato aggredito una sera da un gruppo di 7/8 giovani. Ecco il suo drammatico racconto in diretta tv sul quinto canale parlando con Simona Branchetti: “Ero in centro in città qui a Modena, era sera, mercoledì alle 22:30 più o meno”.



Ad un certo punto Stefano ha notato qualcosa di strano: “Ci stavano rubando la bicicletta a me e alla mia ragazza, quindi mi sono alzato e sono andato lì da loro e mi hanno detto in tre di non urlare e che non avevo prove di quello che dicevo”. Poi il 17enne ha proseguito: “Non penso che mi abbiano aspettato ma semplicemente volevano rubarmi la bicicletta e poi mi hanno aggredito e sono arrivati in totale sette o otto persone”. Stefano non li aveva mai visti prima: “Io non li avevo mai visti prima d’ora, zero, non so chi fossero. Mi hanno menato semplicemente perchè ho risposto”.



17ENNE PICCHIATO DA BABY GANG A MODENA: “CHIESTO UN PRESIDIO”

Il ragazzo aggredito dalla baby gang ha riportato dei seri danni, e l’intervista è svolta con un collarino come si può notare dalla foto di cui sopra: “Principalmente mi hanno causato un trauma cranico per una testata poi avevo l’occhio nero, diversi lividi in testa, un trauma costale poi alla spalla e al collo”.

In collegamento anche la mamma del 17enne di Modena, che ha deciso di muoversi lanciando una petizione: “Abbiamo lanciato una petizione con l’idea di riaprire un presidio delle forze dell’ordine a Modena, una città che fino a qualche anno fa era assolutamente tranquilla, soprattutto alle 22:30 di sera”. Quindi ha aggiunto: “Fino a qualche anno fa avevamo un presidio dei carabinieri in centro storico poi a causa di tagli che sono stati fatti questo presidio è stato chiuso e quindi non ci sono più forze dell’ordine che girano avanti e dietro e che facevano da deterrente. Hanno installato tante telecamere ma di solito servono poco, non per fermare ciò che è successo”.