A pochi giorni dall’anniversario della morte di Piersanti Mattarella, Stefano Andreotti ha scritto una lettera al Corriere della Sera. Il motivo? Il figlio dell’ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti ha voluto fornire una precisazione a proposito delle parole del dottor Caselli, che ai microfoni del Quotidiano aveva parlato di incontri tra il padre e i vertici di Cosa nostra “come accertato nel processo di Palermo a suo carico”. Il riferimento è legato alle dichiarazioni del pentito Marino Mannoia, ma quanto riferito dal collaboratore di giustizia fu considerato in maniera diversa dai giudici di primo e di secondo grado. “La ricostruzione e la valutazione dei singoli episodi nella sentenza della Corte di Appello «è stata effettuata in base ad apprezzamenti ed interpretazioni che possono anche non essere condivisi», sicché agli apprezzamenti e alle interpretazioni della Corte d’Appello «sono contrapponibili altri dotati di uguale forza logica»”, ha sottolineato Stefano Andreotti a proposito della sentenza della Corte di Cassazione.
STEFANO ANDREOTTI: “MANNOIA INFAMO’ PIERSANTI MATTARELLA COME MIO PADRE, MA…”
Stefano Andreotti ha poi tenuto a precisare: “Ne consegue che dalla lettura integrale delle sentenze non si arriva alle conclusioni di certezza sopra richiamate. Si può aggiungere poi che il sopra menzionato racconto di Marino Mannoia (personaggio detto il chimico per la dimestichezza nel trattare la droga e autore di un numero non precisato di omicidi) contiene affermazioni davvero infamanti anche della figura di Piersanti Mattarella, che «dopo aver intrattenuto rapporti amichevoli con i cugini Salvo e con Bontate, ai quali non lesinava i favori» successivamente avrebbe «mutato la propria linea di condotta», dichiarazioni che chi ritiene veritiero quanto riferito su mio padre si guarda bene dal riportare nella loro interezza”. Insomma, una presa di posizione netta dopo quanto sostenuto negli scorsi giorni…