Stefano Andreotti a tutto tondo sulla corsa al Quirinale e sull’esperienza del padre Giulio in una lunga intervista rilasciata ai microfoni de Il Mattino. Come ben sappiamo, “il Divo” nel 1992 decise di fare un passo indietro nella sfida con Oscar Luigi Scalfaro, ma secondo il figlio la mancata elezione non costituì una delusione: «In fondo non è che mio padre ci tenesse più di tanto ad andare al Quirinale. Uno come lui considerava il Parlamento il centro dell’attività politica che amava vivere in maniera decisamente attiva».



Come evidenziato da Stefano Andreotti, per il padre Giulio la poltrona da presidente della Repubblica lo avrebbe sottratto  dalla partecipazione diretta: «Preferiva svolgere il ruolo di capo del governo e meglio ancora di ministro per gli Esteri. Esercitato, peraltro, con qualità riconosciute da chiunque e in ogni parte del mondo».



STEFANO ANDREOTTI: “QUIRINALE SFIDA PIENA DI TRAPPOLE”

Stefano Andreotti ha poi confermato l’influenza del padre Giulio nell’individuazione dei capi dello Stato, «ha impresso il suo segno in tutte le elezioni», mediando all’interno della Democrazia Cristiana e con gli altri partiti. Passando alla situazione attuale, a meno di tre mesi dall’elezione del post-Mattarella, Stefano Andreotti ha rimarcato che lo status è sotto gli occhi di tutti e che a volte verrebbe voglia di consigliare la lettura di un buon manuale di Diritto Costituzionale: «Rimane il rischio delle trappole e dei tranelli: l’esperienza suggerisce di aspettare e valutare tutte le circostanze. All’epoca della Dc non si mettevano in campo i grandi nomi che, a parte qualche eccezione, al Colle non ci sono mai andati né hanno davvero pensato di puntarci. Alla fine sa come si dice in Vaticano? Al Conclave chi entra da Papa spesso esce cardinale».

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