Era il 19 dicembre del 2020: sotto un ponteggio di via Macchi, a Milano, veniva ritrovato agonizzante il professor Stefano Ansaldi, ginecologo napoletano, poi morto nonostante i soccorsi. Un anno dopo il caso, a seconda di chi lo guarda, ha assunto una doppia lettura: per i familiari si è trattato di un suicidio, per gli investigatori di un suicidio acclarato, nonostante la mancata archiviazione del caso.
L’edizione meneghina de Il Corriere della Sera descrive Ansaldi, 65 anni così: “Una moglie, due figli, troppi debiti, alcune fidanzate, un animo buono, un professionista adorato dalle pazienti, un tormento interiore divorante da marito, papà, cattolico“. Per poi soffermarsi su un dettaglio non banale: “Anche se privo perfino di monetine, con la carta di credito quasi svuotata da un’amante comunque da lui autorizzata, nonché con l’ennesimo prestito supplicato in giro celando l’imbarazzo, quel giorno il medico cambiò il biglietto del treno Napoli-Milano (già comprato in precedenza con andata e ritorno) dall’Economy alla Business, attraversò l’Italia solitario nella comoda carrozza vuota“.



STEFANO ANSALDI, GINECOLOGO MORTO A MILANO

Fu, quello di Stefano Ansaldi, un ultimo viaggio “silenzioso”, fatta eccezione per le telefonate ai suoi cari “per sentire le loro voci e congedarsi“. Una volta sceso in stazione Centrale il ginecologo vagò nei dintorni, si liberò del cellulare e, una volta trovatosi in un breve tunnel buio, aprì la sua 24 ore e tirò fuori la lama che appoggiò al collo, causando tre tagli paralleli. Scrive sempre il Corriere: “Un’azione esitante oppure preparatoria al successivo taglio definitivo compiuto da sinistra verso destra, e impossibile da arginare per i soccorritori, chiamati dai passanti che videro quel corpo di un metro e ottantacinque precipitare sul marciapiede“. L’analisi delle duecento telecamere pubbliche e private disseminate sul suo percorso non ha mai fatto emergere il sospetto che Ansaldi sia stato seguito da un qualche criminale, da un malintenzionato. A Milano, il medico, avrebbe dovuto incontrare, nelle sue intenzioni, un ipotetico mediatore in grado di diventare ipoteticamente garante di un massiccio finanziamento per l’apertura di una nuova clinica che avrebbe dovuto rilanciarlo economicamente. A quanto risulta, però, l’incontro non avvenne mai: forse fu lo stesso ginecologo a rendersi conto della fumosità dell’interlocutore. Per questo non deve sorprendere, secondo la tesi investigativa, la presenza di un biglietto di ritorno. Chissà che non sia stata la delusione per quell’ultimo tentativo finito male, a spingere un uomo sormontato dai debiti a tirare fuori il coltello da cucina e a dire basta ad una soverchiante angoscia.

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