Città e natura sono strettamente connesse: Stefano Boeri, Professore Ordinario di Urbanistica al MIP di Milano lo ha spesso messo in luce durante i suoi interventi. L’ultimo risale a pochi giorni fa, quando è intervenuto all’interno del ciclo di incontri presso l’Ordine degli Architetti PPC di Roma, dove ha esposto alcune riflessioni legate all’emergenza sanitaria. “L’Anticittà non è Altro dalla città che conosciamo e abitiamo; non è una sua forma cancerogena e neppure la sua morte“, ha detto, riferisce Professione Architetto, “È un fiume carsico che da sempre scorre nelle vene di ogni comunità urbana. Un fiume che raccoglie in rivoli le energie vitali della vita quotidiana e le spinge verso l’individualismo e la frammentazione; e che a volte, improvvisamente, esplode“. Oggi, giovedì 11 giugno 2020, Stefano Boeri sarà uno degli ospiti di Ogni cosa è illuminata, in onda nella prima serata di Rai 3. Secondo il Professore, proprio in questo momento così delicato è necessario ripartire dalle piccole città. “In Inghilterra già si prevede una grande spinta verso l’abbandono delle zone più densamente abitate”, ha detto di recente all’Agi, sottolineando come questo fenomeno si verificherà anche in Italia. Il nostro Paese secondo l’architetto è pieno di “Borghi abbandonati da salvare. Abbiamo un’occasione unica per farlo” e questo implica partire da un progetto su scala nazionale perchè si possano riqualificare piccoli centri e paesi.



Stefano Boeri, l’olivastro di Luras per la festa degli Alberi

Dal parco verticale di Milano alla Sardegna: l’archistar Stefano Boeri ha lanciato in questi giorni la proposta di sfruttare l’olivastro di Luras, vivo da millenni, come luogo d’incontro per la prossima festa degli Alberi che si terrà in Sardegna il prossimo 21 novembre. “Propongo di ritrovarci tutti a Santo Baltolu a Luras a riflettere sui destini del mondo attorno a S’Ozzastru, l’essere vivente più vecchio d’Italia”, ha commentato, come riferisce Gallura Oggi. Guardando al futuro, per Boeri è implicito che dovrà avvenire un grande cambiamento in termini di consapevolezza. Alla luce del Covid-19 e delle sue brutali conseguenze, ognuno ha realizzato di dover cambiare stile di vita, a partire dalle città. “Il cambiamento va nella direzione di abitare in quartieri dove uno spazio temporale che sta fra i 500 metri e i 15 minuti dobbiamo avere tutti i servizi più importanti per il cittadino”, ha detto a Sputnik News, “la riscoperta dei negozi di vicinato, l’ambulatorio medico, la scuola, l’asilo, lo spazio per la cultura. Credo sia importante cominciare a ripensare una città che lavori per i quartieri con un certo grado di autosufficienza, fenomeno che eviterebbe la congestione nei luoghi centrali”. Al centro di tutto il verde, necessario per l’equilibrio biologico. Il rischio igienico sanitario non può che aumentare in vista di tutto ciò che viene tolto a boschi e verde. “Vi è il rischio anche dei salti di specie”, ha sottolineato ancora, “come fanno i virus che per il 60% vengono dal mondo della natura e che in una situazione di bassa biodiversità hanno maggiore facilità di passare all’uomo”.

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