Tra i governatori più amati, Stefano Bonaccini ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera tra presente e futuro del Paese. Spesso voce fuori dal coro in casa Partito Democratico, il governatore dell’Emilia-Romagna ha sottolineato che, terminata l’epoca delle ideologie, l’unico compito della politica è quello di affrontare i problemi reali. E il suo giudizio sui dem non è positivo a 360 gradi…



Stefano Bonaccini ha evidenziato di aver suggerito a Enrico Letta di inserire ai vertici più amministratori locali: «Sento troppo spesso qualche dirigente nazionale dire cose come se non frequentasse da anni una fabbrica, una scuola, un bar o un mercato. Invece, secondo me bisogna allenarsi all’ascolto».

STEFANO BONACCINI: “LINEA ‘CONTE O MORTE’ UN GRAVE ERRORE”

Secondo Stefano Bonaccini, la priorità per il Pd dovrebbe essere ritrovare una identità ben definita, un profilo che tenga insieme diritti civili e sociali: «Vorrei che parlassimo più di temi strategici come lavoro, conoscenza, sanità e ambiente, invece che di alleanze, per le quali c’è sempre tempo. Dopo la pandemia, qui da noi la destra si vergogna persino a ricordare di aver fatto campagna elettorale proponendo un modello di sanità privata alternativo al nostro. Sono queste le cose sulle quali dobbiamo avere opinioni nette». Ddl Zan e Mario Draghi non possono essere messi in discussione, ha aggiunto Stefano Bonaccini, che ha anche criticato i “nostalgici” del governo Conte II: «Con l’ex presidente del Consiglio io ho sempre lavorato molto bene. Ma a un certo punto gli sono mancati i numeri in Parlamento. In quei giorni, io ero fortemente contrario con la linea del mio partito che diceva o Conte o morte. È stato un grave errore, una indicazione sbagliata a livello nazionale».



Leggi anche

SCUOLA/ Professione docente, la rivoluzione che serve (subito) per salvare i giovani