Lucio Dalla, a 10 anni dalla sua morte, celebrato in un documentario di Pietro Marcello, dal titolo “Per Lucio”. Il film già uscito nelle sale cinematografiche la scorsa estate, andrà in onda su Rai Tre il 3 marzo. A parlare del grande artista ci sono tra gli altri, i suoi più grandi amici e tra questi c’è colui che lo conosce fin da quando era un bambino, ossia l’intellettuale e filosofo bolognese Stefano Bonaga.
Insieme al suo manager storico, Tobia (Umberto Righi), Bonaga ripercorre gli aneddoti più divertenti e più profondi del compianto cantautore. In una recente intervista ha inoltre ammesso che quando parla di lui con gli amici, sembra che in realtà non sia mai morto e che continua ad essere lì presente. Il docente universitario, famoso anche per essere l’ex marito di Alba Parietti, ha più volte sottolineato l’altruismo di Lucio Dalla: “Le prime diecimila lire che Lucio ha guadagnato, suonando ai giardini Margherita, le ha divise con me”, ha svelato a L’Avvenire. Poi ha aggiunto con ironia: “La mamma gli ha cucito la camicia con cui è andato per la prima volta al Festival di Sanremo. Peccato la indossi Lucio, è troppo brutto.”
Chi è Stefano Bonaga: odia autodefinirsi
Stefano Bonaga è stato un grande amico di Lucio Dalla. Con lui ha condiviso i momenti più importanti della sua carriera, oltre l’ideologia politica. Nato a Bologna nel 1944, attualmente è docente presso la cattedra di antropologia filosofica nella facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna. Molto noto nel territorio bolognese, per essere molto interessato alla politica, è balzato anche sulle pagine dei giornali di cronaca rosa, per il suo matrimonio, durato dal 1981 al 1989, con Alba Parietti. Quest’ultima in un’intervista ha raccontato di quando rifiutò un contratto con Mediaset di 9 miliardi di lire, proprio perché Stefano Bonaga, all’epoca suo marito, era antiberlusconiano. Scelta di cui si è poi pentita.
A parte questa parentesi, la vita di Stefano Bonaga rimane comunque molto riservata. Il 77enne è prima di tutto un filosofo anche se lui stesso non ama mettersi etichette.”È veramente imbarazzante autodefinirsi. Come scrisse Carlo Emilio Gadda: “…’io, io!… il più lurido di tutti i pronomi!”, ovvero la parolina io è un parassita della vita. Nel volgare gioco delle autodefinizioni potrei dire che sono un uomo libero senza meriti. Un uomo libero ha meriti quando in effetti sacrifica qualcosa in nome della sua indipendenza, come una serie di interessi, passioni o desideri. A me dei soldi, del potere e della popolarità non importa niente, per cui non sacrificando nulla non ho nessun merito di essere libero.” Ha fatto sapere in un’intervista rilasciata a Rolling Stone. I filosofi che ama di più? “Nietzsche, Heidegger, Wittgenstein e Deleuze. Hanno suscitato in me una vera e propria metamorfosi del pensiero. Naturalmente Marx, per primo, in giovinezza, mi ha cambiato la vita. ”