Il dramma di Saman Abbas ha riacceso il dibattito sulle comunità islamiche in Italia, Stefano Borgonovo non va troppo per il sottile. Intervenuto ai microfoni di Tg2 Post, il giornalista ha spiegato: «Esistono degli strumenti come il codice rosso che servirebbe a proteggere anche dai matrimoni forzati, considerato che forzano con la violenza a sposare maschi voluti dalla famiglia. Ma in questi casi per timore e per politicamente corretto non si va mai fino in fondo, perché sentiamo tante belle parole sullo Ius soli ma qui abbiamo il caso di una giovane donna che avrebbe voluto essere italiana, ma purtroppo non le è stato permesso».
Stefano Borgonovo ha poi aggiunto sulle comunità sopra citate: «Abbiamo visto esponenti della comunità di Novellara parlare sempre anche a nome delle donne, quando era il momento di parlare per le donne le abbiamo sentito balbettare perché faticano persino ad uscire di casa. In queste realtà, non necessariamente legate alla religione ma ad una questione etnica, non riusciamo a risolvere i problemi perché abbiamo paura, perché è politicamente scorretto dire che in certe minoranze c’è ancora questa situazione».
STEFANO BORGONOVO: “INTEGRAZIONE É FALLITA”
«Succedono queste cose da un po’ di generazioni, questa situazione racconta di una integrazione che non è possibile e che è fallita», ha evidenziato Stefano Borgonovo: «Se le comunità islamiche vogliono dare un segnale, scendano in piazza e spingano queste persone ad aprirsi. Ma non lo facciamo. Questo è un episodio mostruoso, ma ce ne sono anche altri. Se andiamo nelle periferie, ci sono gli scantinati adibiti a moschee abusive, ci sono ragazzini che vivono completamente isolati come nelle banlieue francesi. Segnali di una integrazione che non esiste. E ci sono anche delle comunità che rifiutano l’apertura, che si rifiutano di collaborare. Ancora oggi intorno a queste realtà ci sono sigle islamiche legate alla Turchia che non vogliono chiarire i fondi che usano per costruire le moschee: c’è uno strato opaco che, finchè non si tira via, non riusciamo a modificare niente». Stefano Borgonovo ha inoltre messo nel mirino le femministe: «Le tante associazioni femministe e di donne progressiste di sinistra di solito sono in prima fila per gridare al sessismo, ma questa volte stanno zitte. Questo non è femminicidio? Non è odio?».