Stefano Borgonovo avrebbe compiuto 59 anni nelle scorse ore. Il calciatore di Como, Fiorentina e Milan, tuttavia, è stato stroncato dalla Sla nel 2013. La moglie Chantal, da allora, si batte affinché possa essere riconosciuta la correlazione tra la malattia e il mondo del pallone. “Sono convinta che se Stefano non avesse fatto il calciatore non si sarebbe ammalato o magari questo sarebbe successo in età avanzata. Invece è morto giovane perché ha giocato a calcio”, ha affermato la donna in una intervista a La Nazione.
L’incidenza della Sla tra i calciatori, infatti, è molto elevata. “Lo dicono le statistiche e le ricerche, pure le più recenti. Se Stefano avesse fatto un altro tipo di vita non si sarebbe ammalato, purtroppo il perché e il per come non lo sa nessuno. Sono anni che attendo delle risposte”. Durante la carriera non c’erano preoccupazioni, poi l’avvento dei primi sintomi. “Ai tempi tutto ciò che riguardava la gestione sanitaria era affidata al medico sociale di fiducia. Io so che mio marito non ha mai preso volontariamente farmaci strani, li assumeva solo sotto controllo dello staff se prescritto”.
Stefano Borgonovo, la battaglia della moglie Chantal: “Si parli di più”
I calciatori che si sono ammalati e sono morti in questi anni sono stati numerosi. Stefano Borgonovo non è certamente l’unico. “I decessi di Sinisa Mihajlovic e Gianluca Vialli hanno riportato alla mente quei drammatici ricordi. Mi metto dalla parte delle mogli, anche se non le conosco. Il nostro percorso è simile, i nostri mariti facevano lo stesso lavoro. E questo mi induce a fare delle riflessioni, anche sulla mia storia”, ha affermato la moglie dell’ex bomber Chantal.
È per questo motivo che, a distanza di dieci anni dalla morte del marito, chiede che sia fatta giustizia. “Alcuni altresì hanno rotto il muro dell’omertà, riaprendo una questione che però a quanto vedo si è richiusa altrettanto rapidamente. Di sicuro dà fastidio parlare, per interessi economici o altro. Perché non si approfondisce? È uno sport che interessa due miliardi di persone al mondo, è un dovere morale capire e rassicurare, invece non interessa”, ha concluso.