CHIUSE LE INDAGINI SULL’ULTIMO FILONE DI INCHIESTA SUL CASO STEFANO CUCCHI
Saranno altri tre carabinieri a rischiare il processo a Roma per l’ultimo filone di inchiesta sul caso di Stefano Cucchi, il geometra romano morto in carcere nel 2009 a seguito di violenti pestaggi delle forze dell’ordine: come riporta l’Agenzia ANSA, i pm di Roma hanno chiuso le indagini nella giornata di oggi 9 ottobre con la forte possibilità che si possa giungere ad un ennesimo processo dei vari filoni nel caso Cucchi.
Indagati per depistaggio e falsa testimonianza, confermano gli inquirenti, si trovano Maurizio Bertolino – all’epoca dei fatti maresciallo presso la stazione di Tor Sapienza – Fortunato Prospero, all’epoca della morte di Cucchi capitano e comandante della sezione infortunistica e polizia giudiziaria presso il nucleo Radio Mobile di Roma e il collega di quest’ultimo Giuseppe Perri, all’epoca dei fatti maresciallo. I tre carabinieri sono accusati di avere detto il falso durante le indagini e il processo “Cucchi Ter” che vedeva imputati altri appartenenti all’Arma, a loro volta accusati di aver depistato le indagini sulla morte di Stefano Cucchi ormai 14 anni fa.
IL DEPISTAGGIO “BIS” SULLA MORTE DI CUCCHI: COSA È SUCCESSO
Occorre ricordare infatti che il “caso Cucchi” ha visto finora tre processi, con quello che si avvicina che potrebbe dunque essere il “Cucchi Quater”: il primo ufficiale, il secondo dove grazie alla testimonianza del carabiniere Riccardo Casamassima si riaprì l’intera inchiesta portando alla luce la verità sui pestaggi contro Stefano Cucchi; il terzo invece fu il processo per il depistaggio che alcuni membri dell’Arma usarono per allontanare i sospetti sui carabinieri.
Tra le parti lesionate figurano ufficialmente il Ministero della Giustizia, la sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, e il padre Giovanni, oltre ad agenti della polizia penitenziaria e al carabiniere Riccardo Casamassima, le cui dichiarazioni hanno per l’appunto contribuito alla riapertura delle indagini. Secondo l’accusa dei pm romani, i tre indagati avrebbero deliberatamente «ostacolato e deviato le indagini», rilasciando una serie di dichiarazioni false, tanto durante le indagini stesse quanto durante il processo successivo. Un depistaggio sul depistaggio, questo lo schema di accusa ai carabinieri Bertolino, Prospero e Perri, con due contestazioni principali: da un lato infatti – scrive “Open” citando le fonti della Procura – i tre avrebbero cercato di nascondere che esistevano presso la stazione di Tor Sapienza, alcuni atti relativi a Stefano Cucchi ancora conservati, «gli stessi che, una volta rintracciati, hanno permesso di capire che si era cercato di nascondere ogni prova del pestaggio avvenuto durante il foto-segnalamento del ragazzo». Da ultimo, i tre militari avrebbero poi cercato di occultare che una volta convocati in procura si erano mossi con il carabinieri Luca De Cianni. Come ricorda infatti ancora “Open”, De Cianni a verbale aveva raccontato che Casamassima nel parlare del pestaggio di Cucchi in realtà gli avrebbe confessato che si era inventato tutto: ad essere invece condannato in primo grado nell’ambito della stessa vicenda per falso e calunnia fu proprio De Cianni.