Altri 8 carabinieri sono stati rinviati a giudizio nell’ambito dell’inchiesta nata dalla morte di Stefano Cucchi. Tra questi ci sono anche alti ufficiali. Lo ha deciso il Gup Minunni, disponendo quindi l’apertura di un quarto processo che vede alla sbarra la catena di comando dei carabinieri che, secondo l’accusa, avrebbe prodotto falsi per sviare le indagini. Il procedimento del pm Giovanni Musarò ruota attorno alle annotazioni redatte da due piantoni dopo la morte del geometra romano. Sono state modificate per far sparire ogni riferimento ai doloro che Cucchi lamentava la notte dell’arresto dopo il pestaggio subito nella stazione della compagnia Appia. La prima udienza è fissata per il 12 novembre. Il giudice ha disposto il giudizio per le accuse, a seconda delle singole posizioni, di calunnia, omessa denuncia e falso. Tra loro c’è l’ex comandante del Gruppo Roma, il generale Alessandro Casarsa. Nel 2009 guidava il gruppo Roma. C’è anche il colonnello Lorenzo Sabatino, ex capo del Reparto operativo della capitale.



STEFANO CUCCHI, 8 CARABINIERI A PROCESSO PER DEPISTAGGIO

Alessandro Casarsa è stato rinviato a giudizio perché accusato di aver dato l’input, poi trasmesso a tutta la scala gerarchica dei carabinieri dell’epoca, a modificare due annotazioni di servizio sullo stato di salute di Stefano Cucchi, che venne portato in condizioni già critiche presso la stazione di Tor Sapienza. «Io non ho mai avuto contatti con i magistrati né con i medici legali. Le uniche informazioni mediche relative a Stefano Cucchi le ho ricevute il 30 ottobre 2009, quando sono andato al Comando provinciale. Questo dopo che, la mattina, il comando provinciale aveva voluto in una riunione guardare in faccia tutti i protagonisti della vicenda per ricostruire i fatti». Questa la dichiarazione resa spontaneamente di fronte al gup. Ha chiamato in causa il suo diretto superiore, il generale Vittorio Tomasone, pur senza nominarlo direttamente. «Sento per la prima volta parlare dal vivo il generale Casarsa. Le note mediche presenti nella sua relazione del 30 ottobre e che anticiperanno le conclusioni di esperti medici legali che ancora dovevano essere nominati sono frutto di informazioni avute quel pomeriggio dal comandante Tomasone. Insomma così decisero a tavolino di che cosa doveva esser morto Stefano Cucchi. Tutto questo sulla nostra testa», il commento su Facebook di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano.

STEFANO CUCCHI, LA SORELLA ILARIA: “MOMENTO STORICO”

Oltre al generale Casarsa, attualmente in pensione, gli altri imputati sono il colonnello Lorenzo Sabatino, ex capo del nucleo operativo di Roma, accusato di omessa denuncia; Francesco Cavallo, all’epoca dei fatti tenente colonnello capoufficio del comando del Gruppo Roma; Luciano Soligo, già comandante della Compagnia Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, ex comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, all’epoca in servizio a Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, già comandante della quarta sezione del Nucleo investigativo e il carabiniere Luca De Cianni. «La decisione del gup rappresenta un momento storico e significativo per noi. Tutto è cominciato per merito di Riccardo Casamassima», il primo commento a caldo della sorella di Stefano Cucchi. Il riferimento è al carabiniere supertestimone che ha fatto riaprire l’inchiesta. «Dieci anni fa, mentre ci battevamo in processi sbagliati, non immaginavamo neanche quello che stava avvenendo alle nostre spalle e sulla nostra pelle».

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