Chi era Stefano Cucchi: l’epilessia ed i problemi con la droga
Nato a Roma il primo ottobre del 1978, Stefano Cucchi muore a soli 31 anni, mentre si trovava in custodia cautelare, una settimana dopo il suo arresto. Geometra di professione, il ragazzo lavorava con il padre. La sera del 15 ottobre 2009 venne fermato durante un controllo da cinque carabinieri nel parco degli Acquedotti. Trovato in possesso di 20 grammi di hashish, di cocaina e alcune pastiglie per l’epilessia, patologia di cui soffriva, Stefano Cucchi venne portato in caserma e disposta la sua custodia cautelare in carcere. Sette giorni dopo Stefano Cucchi muore all’ospedale Pertini. Una morte che lascerà la sua famiglia sotto shock, intenzionata sin dal principio a fare luce su quanto accaduto al ragazzo. Proprio le cause della sua morte, nonché le dinamiche, sono state oggetto di lunghi e complessi procedimenti giudiziari.
Giovanni Cucchi e Rita Calore, i genitori di Stefano Cucchi, insieme alla sorella Ilaria Cucchi, per anni hanno portato avanti la loro personale battaglia cercando la verità ma soprattutto riabilitando l’immagine del 31enne, che proprio poco prima della sua morte aveva dato una svolta alla sua vita, mettendo da parte i problemi di droga e cercando di ricostruire la sua esistenza. “Stefano aveva una vita davanti, poi è successo quello che è successo”, ha commentato la madre Rita in una intervista ad AdnKronos di qualche anno fa.
Stefano Cucchi, come è morto
I problemi di Stefano Cucchi erano noti alla sua famiglia, che tuttavia non lo ha mai lasciato da solo. Proprio la madre aveva spiegato: “Stefano aveva avuto dei problemi e aveva frequentato la comunità di recupero per 4 anni, ne era uscito benissimo”. Il 31enne lavorava con il padre e stava tentando di ricostruirsi una vita: “Nei mesi che hanno preceduto il suo arresto e la sua morte, era tornato quello che era sempre stato da piccolo e da adolescente. Stefano stava benissimo, si alzava la mattina e andava a correre, passava in chiesa per dire una preghiera. Andava al lavoro da mattina a sera e poi in palestra”, aveva aggiunto la donna, spiegando che da anni ormai non soffriva più di crisi epilettiche.
Eppure, come contestato dalla madre, sul conto di Stefano Cucchi sono state dette negli anni molte cose inesatte, “inventate e inaccettabili, che era anoressico, che era sieropositivo. Cose dette per fare male a noi e a Stefano”, ha tuonato la madre. La donna ha precisato come in realtà il 31enne seguisse un’alimentazione corretta anche alla luce dello sport che praticava, il pugilato. E proprio il giorno dell’arresto, Stefano Cucchi era stato con la sua famiglia: “abbiamo riso, scherzato, stava benissimo”. In merito alla sua morte, sono serviti anni prima di giungere alla verità. Tante le ipotesi avanzate, dall’abuso di droghe alle sue pregresse condizioni fisiche passando per l’anoressia, tutte smentite dalla madre di Stefano Cucchi. I segni sul corpo ed i lividi sul volto. Solo nel 2018 si inizia a parlare di pestaggio, dopo le parole di uno dei Carabinieri che chiamò in causa altri due colleghi. Solo il 4 aprile 2022 la Cassazione ha condannato in via definitiva i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro a 12 anni di carcere per omicidio preterintenzionale.