Colpo di scena nel processo sui depistaggi per il caso di Stefano Cucchi: il filone parallelo che vede alla sbarra 8 carabinieri che avrebbero depistato le indagini sulle reali motivazioni dietro la morte del giovane architetto arrestato nel lontano 2009 a Roma, vede un’improvvisa rinuncia legata al giudice monocratico Federico Bona Galvagno. In sostanza il magistrato si è astenuto al processo, comunicando quanto segue nell’udienza di stamane e ottenendo così un rinvio al prossimo 16 dicembre a questo punto con un nuovo giudice che lo sostituirà: «sono un ex carabiniere e per questo mi astengo» ha fatto sapere il giudice dopo che l’iniziativa era partita dai legali della famiglia di Stefano Cucchi, che avevano proprio chiesto l’astensione del magistrato dopo aver scoperto che Bona Galvagno aveva organizzato convegni a cui avevano partecipato alti ufficiali dell’Arma. Non solo, è poi emerso che lo stesso giudice fosse un carabiniere in congedo: per questo, mentre si avvia a conclusione l’altro processo-bis sulla morte di Stefano, il nuovo processo sui depistaggi avrà un mese in più di sospensiva per poter opzionare il nuovo giudice preposto alla conduzione del procedimento.



MORTE CUCCHI, SVOLTA NEL PROCESSO SUI DEPISTAGGI

L’indagine che ha portato al processo sui depistaggi parte tutta dalle modifiche alle annotazioni redatte in un primo momento dopo il fermo di Stefano Cucchi e la sua morte in ospedale Pertini qualche giorno più tardi. Quelle scritte sono state modificate in alcuni casi, fatte sparire in altri, specie nei riferimenti ai dolori che il giovane lamentava la notte dell’arresto per via del gravissimo pestaggio subito. Nel processo alla sbarra ci sono 8 carabinieri, alcuni anche di alte cariche dell’Arma: il generale Alessandro Casarsa (all’epoca della morte di Cucchi era comandante del Gruppo Roma); Lorenzo Sabatino, comandante del reparto operativo dei carabinieri di Roma; Francesco Cavallo, tenente colonnello e capo ufficio del comando del Gruppo Roma all’epoca dei fatti; Luciano Soligo, in quegli anni maggiore dell’Arma e comandante della compagnia Roma Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, già comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, in quegli anni in servizio alla stazione di Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, comandante della quarta sezione del nucleo investigativo dei Carabinieri e il carabiniere Luca De Cianni. Tra le parti civili schierati con la famiglia Cucchi anche la Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministero della Giustizia e la stessa Arma dei Carabinieri.

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