Stefano Dal Corso il 12 ottobre scorso è stato trovato morto a 42 anni all’interno del carcere di Oristano. La produca pensa che sia un caso di suicidio, tramite impiccagione, dopo aver aperto e archiviato un’indagine per omicidio. Secondo i famigliari dell’uomo, soprattutto la sorella Marisa, però non è stato un suicidio e tramite la legale, Armida Decimo, ha fatto ricorso. Marisa e la sua legale sono state ospitate durante la trasmissione Chi l’ha visto, su Rai 3, dove hanno raccontato la vicenda della morte di Stefano Dal Corso, e soprattutto parlando di un libro che la sorella ha ricevuto qualche giorno fa a casa sua.



Marisa, la sorella di Stefano Dal Corso, ha raccontato, appunto, di aver ricevuto un pacco con all’interno un libro, che apparve intonso a parte per un dettaglio. Nell’indice, infatti, erano cerchiati due paragrafi intitolati “la confessione” e “la morte”. Ed è lei stessa a raccontare come il fratello non avesse ragioni per togliersi la vita, ne avesse mai fatto pensare che potesse desideralo. La legale, inoltre, ha mostrato una lettera, indirizzata alla compagna dell’uomo, in cui lui appariva sereno e impaziente di concludere la sua pena. La legale della famiglia di Stefano Dal Corso ha già presentato ricorso per chiedere l’autopsia, negata dal tribunale.



I dubbi nel caso di Stefano Dal Corso

D’altronde per Marisa e la sua legale i dubbi sulla morte di Stefano Dal Corso sono parecchi. Innanzitutto, alcuni segni sulle braccia, “come se l’avessero tenuto fermo”, ma non rilevate dal medico del carcere (che secondo Decimo non è un medico legale, ma un medico di base). Similmente, la morte sarebbe avvenuta tramite rottura dell’osso del collo, ma il corpo non è stato sottoposto a nessuna TAC, unico metodo per rilevare la circostanza. Ci sarebbero, poi un taglierino e un lenzuolo tagliato (usati per l’impiccagione) trovati nella cella ma mai fotografati o repertati. E poi il dettaglio forse più inquietante, ovvero il pacco, consegnato a nome di Stefano Dal Corso, con il libro intitolato “Fateci uscire da qui” che parla di anime nel Purgatorio, e con i due capitoli cerchiati. Secondo Marisa “qualcuno ci dice che c’è una confessione da fare sulla morte di Stefano”.



La sorella di Stefano Dal Corso: “Fateci fare l’autopsia”

La legale della famiglia di Stefano Del Corso, Armida Decimo, a Chi l’ha visto, spiega che “i siamo rivolti a due medici legali, i quali ci dicono che non è stata misurata la temperatura, fondamentale per capire quando era morto, e che il solco sul collo potrebbe essere coerente con un’ipotesi di ‘strangolamento, piuttosto che impiccamento‘”. La sorella Marisa, invece, sottolinea che non crede al suicidio, “è mio fratello e meglio di me non può dirlo nessuno, ma oltre al sentimento, è tutto il percorso di quello che è successo. Lui ha avuto molte problematiche più importarti e si è sempre risollevato. Aveva mille motivi per non fare una cosa del genere. È giusto che facciano l’autopsia, perché è morto nella casa dello stato e devono concedercela”.