Haiti è alle prese con un’escalation di violenza, la più grave dall’uccisione del presidente Jovenel Moïse nel 2021. Gang rivali si sono unite e hanno spinto alle dimissioni il premier Ariel Henry. La Comunità Caraibica (Caricom) e gli Usa hanno suggerito una roadmap per uscire dalla crisi, ma la guerra civile sembra sull’orlo dell’esplosione: secondo Save The Children, inoltre, sono un milione i bambini in trappola. Stefano Gatto, ambasciatore Ue ad Haiti, ha raccontato a Repubblica i dettagli dell’operazione per portare in salvo i piccoli dalla Capitale. Domenica la missione Ue ha lasciato Port-au-Prince: “Eravamo solo dieci. In questi casi dobbiamo preservare la sicurezza dei nostri collaboratori. Di fronte a una situazione di sicurezza molto peggiorata negli ultimi 10 giorni da quando l’aeroporto è diventato inaccessibile – e questo rappresenta una linea rossa – si è deciso di avviare i preparativi per l’esfiltrazione“.



Ad Haiti la situazione è infatti ingestibile. La Capitale “è una città totalmente isolata dove già da due anni non è possibile accedere per via stradale: tutte le uscite sono controllate da diverse gang. A questo si aggiunge la chiusura dell’aeroporto – perché le gang volevano impedire il ritorno del premier Ariel Henry. Normalmente i gruppi criminali si fanno la guerra tra loro ma ora le principali gang G9 , GPep e 400 Marozo hanno formato un’alleanza“. Questi operano con “G9, con base a Cité Soleil, strategicamente collocata accanto al porto, controlla i flussi di container e di combustibile, è quella diJimmy Chérizier, detto “Barbecue” ormai famoso per la sua presenza social. L’altro grande gruppo, GPep, fa capo al leader Izo, della zona di Village de Dieu, epicentro dei sequestri: uno dei principali business delle gang. Entrambe le gang hanno poi tipiche attività criminali ma si dedicano anche all’occupazione di territori: cacciano abitanti da un quartiere, occupano le case e li obbligano a firmare contratti di vendita fittizi”.



L’ambasciatore Gatto: “Combattimenti tra gang e polizia”

Lasciare Haiti è complicato in questo momento. Stefano Gatto, ambasciatore Ue ad Haiti, parla di “strade bloccate, aeroporto chiuso. Dal mare non si può uscire perché le zone basse della città sono controllate dalle gang. Eravamo isolati. Port-au-Prince è a 40 km dalla frontiera, ma è impossibile percorrere quella strada perché è controllata da una terza banda chiamata 400 Marozo che lucra sul commercio con la Repubblica Dominicana. Abbiamo dunque deciso di evacuare in elicottero. Dovevamo partire in 12 – la nostra missione più due diplomatici tedeschi. Abbiamo dovuto organizzare noi dal posto perché da fuori era impossibile. Tutte le compagnie di trasporto privato si sono rifiutate”.



Come racconta l’ambasciatore “le strade erano deserte, a sera nessuno esce. I combattimenti avvengono tra gang e polizia. Ad Haiti mancano energia elettrica e acqua potabile. Bisogna quindi avere sempre accesso al diesel e all’acqua purificata per sopravvivere. Ma quando scoppiano combattimenti possono venire a mancare entrambi”. Il premier Henry, in questa situazione, si è dimesso: “Secondo l’accordo di Kingston, al posto della presidenza della Repubblica verrà formata un’autorità transitoria con i 7 rappresentanti dei principali partiti che nominerà un nuovo primo ministro il cui governo dovrà facilitare l’arrivo della missione internazionale per la messa in sicurezza del Paese e organizzare le elezioni. Serviranno almeno 18 mesi”. Le gang, invece, “in questo momento hanno il potere e vogliono eliminare Henry, impedire l’arrivo della missione internazionale sotto l’egida Onu a guida kenyota e l’amnistia per tutti crimini commessi negli ultimi anni. Barbecue ha già detto che non accetterà l’accordo di Kingston e scatenerà la guerra civile“.