Potrebbe presto esserci una svolta nelle indagini sulla morte di Stefano Gonella, il 26enne universitario ucciso a coltellate a Bologna. Il Dna isolato del presunto assassino potrebbe infatti far riaprire il caso, grazie alla nuova tecnologia che potrebbe identificare il killer a partire da un capello trovato sulla scena del crimine. Le indagini archiviate quindi si riaprono dopo 17 anni per far luce sul decesso del ragazzo che studiava al Dams di Bologna. Lo studente fuorisede, originario della provincia di Bergamo, per mantenersi lavorava come portiere di notte. La mattina del 24 settembre 2006, dopo una serata con gli amici, venne ucciso, sgozzato a coltellate nel suo appartamento.
Il giovane aveva trascorso la serata con gli amici e quella mattina, alle 4, fu il suo coinquilino spagnolo a dare l’allarme e in seguito anche a fornire l’identikit del presunto killer. L’omicidio di Stefano Gonella venne subito associato a un altro caso di cronaca che fece molto scalpore, il delitto “Meredith“, in quanto lo scenario era abbastanza simile: una casa di studenti fuorisede e un assassino misterioso. Tuttavia, la morte di Stefano non ebbe la stessa risonanza mediatica e, dopo poco tempo, con le indagini che non portarono a nulla di concreto, il caso venne archiviato.
Stefano Gonella, riaperta l’indagine su Dna dal capello del killer
Quella mattina dell’omicidio, il coinquilino di Stefano Gonella e alcuni vicini videro il presunto assassino scappare in strada. Si trattava, secondo l’identikit poi fornito alle forze dell’ordine, di un ragazzo di circa 30 anni, magro e alto 1,80, con i capelli lisci neri e lunghi e una fossetta sul mento. È proprio da questo particolare dei capelli che ora ripartiranno le indagini; all’epoca, infatti, vennero isolati alcuni campioni, ma non fu mai possibile confrontarli.
Questo perché, con la tecnologia di oggi, è possibile mantenere e fare un raffronto genetico tra Dna anche a distanza di anni e già con una piccola traccia biologica, mentre nel 2006 non esisteva neanche una vera banca dati, istituita solo nel 2016. Oggi, infatti, una volta riaperte le indagini si potrà confrontare la traccia con i campioni presenti nell’archivio Dna della Polizia di Stato. Potrebbe quindi esserci una svolta che potrebbe svelare finalmente il mistero e incastrare l’assassino di Stefano Gonella, rimasto per troppo tempo sconosciuto.