Stefano Righi, il rapporto con Stefano Rota e la fine dei Righeira: “Non ci sopportavamo più”

Forse non tutti sanno che Stefano Righi e Stefano Rota, ovvero il celebre duo dei Righeira, non si parlano più da un pezzo. Questo nonostante il grande percorso musicale che hanno vissuto insieme, l’uno al fianco dell’altro, sfornando successi come “Vamos a la playa” e “L’estate sta finendo”. Una separazione inaspettata e sofferta, soprattutto per chi ha amato i Righieira. “C’è stato uno scaz*o dovuto a un progressivo aumento di incompatibilità, niente di specifico, ma non ci sopportavamo più”, ha raccontato Stefano Righi, in una interessante intervista apparsa sulle pagine del Corriere della Sera.

L’allontanamento da Rota? C’è stata una lite che ha sancito la separazione, così ho continuato a fare serate da solo e da tempo non ci sentiamo più”, le parole del sessantaduenne. Nel corso dell’intervista il cantante ha toccato diverse tematiche oltre all’amicizia finita con Rota, come ad esempio il successo ed il rapporto col denaro. “Sono passato dal non avere una lira a poter prendere aerei e taxi senza pensarci, potevo scegliere gli alberghi più belli, vivevo nei residence”, ha spiegato.

Stefano Righi dei Righeira: “Ho buttato via un sacco di soldi! Nemmeno so quanti ne ho fatti…”

Ho buttato via un sacco di soldi. Non ho la minima idea quanto, anche perché non so neanche quello che ho guadagnato“, ha poi aggiunto Stefano Righi, secondo il quale Sanremo 1986 avrebbe definitivamente mandato in archivio la storia dei Righeira. “Lì ci trovammo spiazzati, non eravamo abituati. Ci eravamo creati la fama di quelli che sfornavano tormentoni, da noi si aspettavano quello, ma eravamo dei performer e dei situazionisti più che dei musicisti. Avevamo idee deliranti e una pressione addosso non facile da gestire”, ha dichiarato l’artista.

Per Righi, il momento più buio della vita è ancora oggi rappresentato dall’arresto del 1993, una fase della sua vita che probabilmente vorrebbe cancellare: “Fui messo in mezzo perché la solita notizia locale che avevano arrestato qualche pusher, con il mio nome diventava di rilievo nazionale. Mi crollò il mondo addosso, passai cinque mesi di mer*a in cui temevo mi potessero condannare”.