Stefano Savi è una delle vittime della “coppia dell’acido”, Martina Levato e Alexander Boettcher, e del complice Andrea Magnani. La sua storia è la tragica fotografia di uno dei casi di cronaca più sconvolgenti della Milano bene, sintetizzata in un calvario fatto di decine di interventi chirurgici per ricostruire il volto sfigurato nel 2014 dall’azione corrosiva della sostanza con cui è stato aggredito. Oggi si racconta al settimanale Giallo e sottolinea di essere un “uomo nuovo”, ma non c’è spazio per il perdono. Martina Levato, Alexander Boettcher e Andrea Magnani sono stati condannati in via definitiva nel 2018 e il dramma consumato 8 anni fa ha cambiato per sempre la vita di Stefano Savi.
L’odore dell’acido. La mia rinascita dopo l’aggressione è il titolo del libro che il giovane, oggi 33enne, ha scritto per mettere nero su bianco la sua tragica storia e il suo lungo percorso di ritorno alla vita dopo i fatti del 2014. “Dentro sono sempre lo stesso e mi piaccio grazie alla mia forza e a quella di chi mi è stato accanto, soprattutto mio padre. Posso dire – ha raccontato Stefano Savi a Giallo – che mi piace anche il nuovo Stefano segnato esteriormente dall’acido”. Il titolo del libro richiama proprio l’odore dell’acido, un ricordo che gli è rimasto impresso in modo indelebile: “Il bruciore era fortissimo. Urlai subito per chiamare aiuto (…)“.
Stefano Savi sfigurato dalla coppia dell’acido: “Non perdono”
Oggi Stefano Savi ha un nuovo aspetto e ha imparato ad apprezzare il suo volto nonostante i lineamenti irreversibilmente cambiati dalla terribile aggressione. Nel corso delle indagini sulla vicenda che lo ha visto coinvolto il 2 novembre 2014 si sarebbe scoperto che fu vittima di uno scambio di persona. La sua rinascita è passata attraverso un lunghissimo percorso tra ricoveri e decine di operazioni. 59 gli interventi, ricostruisce il settimanale Giallo, necessari per la ricostruzione del volto del ragazzo sfigurato dall’acido sotto la sua abitazione di Milano.
“Non perdono“. Così il giovane, oggi 33 anni e appena 25enne quando fu aggredito dalla banda poi finita in carcere, avrebbe riassunto la sua posizione nell’intervista al settimanale. Stefano Savi sostiene che se un giorno dovesse incontrare i suoi assalitori li ignorerebbe, ma nulla potrà mai cancellare il dolore e la ferita indelebili inflitti alla sua esistenza dai responsabili. “Soltanto ora riesco a specchiarmi senza distogliere lo sguardo dalla mia immagine. Vedo un volto nuovo (…) sotto i polpastrelli percepisco una superficie ruvida: sono le cicatrici, i postumi di un gesto folle, la testimonianza della mia rinascita“.