Si è tornati a trattare il caso di Stefano Tacconi stamane a Mattino5, programma in onda su Canale 5. L’ex portiere della Juventus e della nazionale italiana è ricoverato presso l’ospedale di Alessandria dal 23 aprile scorso, a seguito di un aneurisma che lo ha colpito durante una cena ad Asti. Nelle ultime ore sono giunte notizie positive in merito alle condizioni fisiche di Tacconi, importanti segnali che fanno ovviamente ben sperare in vista del futuro prossimo: “Sicuramente rispetto a 4/5 giorni fa c’è stato un cambio di rotta importante – le parole del dottor Barbanera dell’ospedale di Alessandria, colui che ha operato proprio Tacconi giorni fa, in diretta a Mattino5 – nel senso che in questi ultimi due/tre giorni ha riacquisito una quasi vigilanza, risponde ed esegue ordini con movimenti ai quattro arti e sta anche iniziando uno svezzamento dal respiratore per provare a respirare in autonomia”.
“Se la direzione continua ad essere questa – ha proseguito Barbanera – nel giro di qualche giorno potrebbe abbandonare terapia intensiva e passare in neurochirurgia quindi essere avviato verso un percorso di riabilitazione. La ripresa sarà importante? E’ presto per dirlo perchè ci sono ancora variabili e rischi, ma il punto di partenza di oggi fa ben sperare. La riabilitazione sarà comunque lunga con un traguardo che potrebbe essere quello di un ritorno ad una buona qualità di vita”.
STEFANO TACCONI, COME STA? IL DOTTOR BARBANERA: “E’ QUASI VIGILE”
“Gli aneurismi sono una sorta di bolla – ha continuato il neurochirurgo facendo chiarezza su quanto accaduto a Stefano Tacconi – che si crea nel cervello e che ad un certo punto può fissurarsi e dare un’emorragia cerebrale, alcune volte è letale, in altre casi non è riconosciuta, e in alcuni casi, come è successo con Stefano, può dar al coma”.
“Io ho sempre detto che nella sfortuna – ha aggiunto parlando di Stefano Tacconi – è stato fortunato ad avere un soccorso immediato da parte del figlio che l’ha portato ad Asti e poi un’ospedalizzazione presso il nostro centro di chirurgia e questo ha permesso di trattare poche ore dopo l’aneurisma per evitare una seconda emorragia. Apre e chiude la mano, è vigile – ha concluso il dottor Barbaranera – ha riacquisto una buona vigilanza, ancora ovviamente non è completamente autonomo nel respiro, viene aiutato”.