Dalla lunga, famosa ed eccellente carriera calcistica giocata in larghissima parte negli anni d’oro della Juventus – ovvero tra il 1980 e il 1990 -, fino al tragico aneurisma dell’aprile del 2022 e alla sua nuova vita post-convalescenza, quello di Stefano Tacconi nel suo recente libro ‘L’arte di parare‘ è un racconto a tutto tondo, in parte intimo, incentrato sulle sfide e le difficoltà affrontate per cercare di essere “di aiuto – spiega l’ex portiere in una recentissima intervista rilasciata al quotidiano il Corriere della Sera – per gli altri che stanno affrontando quello che ho affrontato io”.



Partendo dal momento (forse) più difficile della sua intera vita, Stefano Tacconi fin da subito nella sua intervista ci tiene a sottolineare che oggi “sto meglio“, in larga parte grazie anche alla “mia famiglia [che] è stata la mia più grande medicina” che ci tiene a ringraziare “infinitamente e pubblicamente”: ricordando quei giorni difficili e la successiva convalescenza, Stefano Tacconi al Corriere racconta che “non mi hanno lasciato mai per un attimo, non sono mai stato solo [e] loro sono stati la mia forza”; ma una citazione doverosa va anche ai “molti tifosi (..) che hanno sempre pregato per me”.



Stefano Tacconi: “Sia Totò Schillaci che Gianluca Vialli e Zenga mi sono stati vicini durante la malattia”

Tra le tante persone che gli sono state vicine – in particolare – Stefano Tacconi ci tiene a ricordare gli amici e colleghi di una vita, a partire da Totò Schillaci che (racconta) “mentre ero in coma chiamava continuamente mio figlio e mi mandava messaggi vocali” che oggi – dopo la sua tragica dipartita dello scorso settembre – “riascolto per sentirlo ancora vicino a me“; ricordando l’ex bomber juventino come “un fratello”.



Ma oltre a Schillaci, ad aver dimostrato vicinanza a Stefano Tacconi c’è stato anche l’altrettanto compianto “Gianluca Vialli” che gli riservò un pensiero “per darmi forza anche se era affaticato” per via del suo tumore al pancreas scoperto nel 2022; ma – forse sorprendentemente – cita anche Walter Zenga raccontando che “mi è stato vicino tramite mio figlio” nonostante la loro eterna rivalità che (precisa al Corriere) “è sempre stata all’insegna del rispetto”.