Potrebbe essere quasi infinita la pandemia di covid, o questo è per lo meno ciò che pensa Stefano Vella, professore dell’Università Cattolica di Roma., ex direttore dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, e uno dei punti di riferimento per quanto riguarda la ricerca sull’Aids a livello mondiale: «Infinita perché è molto probabile che questo virus – racconta l’autorevole scienziata parlando con il Corriere della Sera – il Sar-Cov 2, rimarrà fra noi per molto tempo. È più astuto dei suoi predecessori è cattivo ma non troppo (cioè non uccide le persone come il virus Ebola, autoeliminandosi, ma ci convive), è geniale perché si trasforma, nelle sue varianti, e continua a infettare più gente che può, per sopravvivere. Una questione darwiniana». Ed in effetti un chiaro esempio è la variante Omicron: «Alcuni dicono che sia più trasmissibile e sembra così – dice Vella parlando dell’ultima mutazione – difatti si sta diffondendo rapidissimamente. Altri affermano che è meno aggressiva, ma ci sono pochi dati, anche se, secondo l’ultimo studio dell’Imperial College di Londra, sembra determinare meno ricoveri. In ogni caso, visto che infetta più persone , può avere un impatto importante sui sistemi sanitari».



E il covid sembra anche cavarsela contro le vaccinazioni: «Una cosa è certa: l’immunità contro questo Coronavirus non dura, sia quella stimolata dall’infezione vera e propria, sia quella determinata dai vaccini. Da qui l’esigenza di pensare a richiami successivi. I vaccini sono sicuramente efficaci sulla variante Delta – aggiunge – e se faccio il conto dei morti e dei feriti, lasciati sul campo da quest’ultima, registro che sono dieci volte meno, a parità di infezione, in chi è vaccinato rispetto a chi non lo è».



STEFANO VELLA: “DOBBIAMO IPOTIZZARCI DI VACCINARCI OGNI ANNO”

Purtroppo è arrivata Omicron: «Al momento – dice Stefano Vella – non abbiamo dati che dimostrino che gli attuali vaccini siano davvero efficaci: “funzionicchiano”, tant’è che si sta pensando di aggiornarli, ma sono sempre meglio di niente. E anche l’idea della quarta dose è quella di “pompare”, con quello che ho, il sistema immunitario perché reagisca al virus. Ancora meglio di niente, nell’emergenza. In prospettiva dovremmo immaginare di vaccinarci ogni anno, come si fa con l’influenza». E non sono da escludere nuove varianti dopo la Omicron, così come del resto avvenuto in precedenza: «Questo Coronavirus, a Rna, si replica velocemente e, moltiplicandosi, commette errori. Ormai conosciamo almeno mille varianti: alcune sono deleterie per il virus stesso e lo portano al suicidio, altre invece fanno Bingo: gli permettono di essere più aggressivo sull’uomo. Ecco perché dovremmo ipotizzare di vaccinarci almeno una volta all’anno».



Queste varianti «Nascono soprattutto laddove il virus ha più libertà di moltiplicarsi, dove, cioè non è arginato dai vaccini. Non a caso le nuove varianti sono comparse in India, in Brasile, in Sudafrica, dove la copertura vaccinale è scarsa. Ecco perché occorre diffondere il più possibile la vaccinazione». Conclusione sui vaccini ai più giovani, su cui Stefano Vella chiosa: «La priorità della terza dose, al momento, riguarda gli anziani. I più giovani hanno un sistema immunitario più efficace. Forse possono aspettare».