Il giornalista Luca Steinmann è stato uno dei primissimi corrispondenti sul fronte della guerra in Ucraina. Freelancer, decise di partire, a soli 33 anni, nel momento in cui la Russia iniziò a disporre le truppe sul fronte, “pensavo che le cose si sarebbero risolte in un altra maniera e in breve tempo”, racconta in un’intervista a Libero. Un viaggio partito dal Donbass nel quale è arrivato “passando dalla Russia. Poche ore dopo Mosca ha annunciato la chiusura delle frontiere”.



In breve tempo Steinmann, racconta, divenne uno dei pochissimi “testimoni non russi dell’attacco dal loro fronte”. Una situazione, però, scomoda, “nel momento in cui l’Occidente diventava un nemico della Russia” e di cui ricorda che “avevamo tutti gli occhi puntati addosso”. “Col tempo”, però, racconta di avere “conquistato la loro fiducia e ciò mi ha permesso di andare al fronte e seguire le operazioni militari”. Così Luca Steinmann arriva sul fronte, un’esperienza dura, dalla quale confessa anche di essere stato espulso due volte. “La prima volta mi sono stati ritirati gli accrediti da giornalista e mi hanno consigliato di lasciare il territorio entro 24 ore. L’altra volta (..) mi hanno prelevato, messo su un pulmino e portato in Russia. Mi hanno scaricato in mezzo alla strada”.



Steinmann racconta il fronte della guerra

Ma del fronte Luca Steinmann ne parla anche come di un’esperienza strana, “che pensavo di poter vedere solo nei documentari sulla campagna di Russia dei primi anni 40”. Una guerra che sembra essere combattuta tra pari, “soldati che parlano la stessa lingua, hanno gli stessi cognomi e possono essere benissimo parenti“. Mentre dei soldati russi ha avuto l’impressione che siano “persone comuni, semplici cittadini” mentre nessuno di loro sarebbe “particolarmente demotivato”.

“Gran parte dell’equipaggiamento in dotazione all’esercito russo risale alle riserve sovietiche“, racconta ancora Steinmann, con un solo ordine, “andate a Kiev e l’esercito ucraino si sfalderà come neve al sole, si scanserà. Alcuni soldati mi hanno detto di aver avuto nei loro zaini già pronte le divise da parata“. Ma Kiev non ha ceduto e non sembra volerlo fare, mentre Steinmann racconta anche che i soldati russi sono “preoccupati di una possibile escalation nucleare. Sembra che a Mosca abbiano preso seriamente in considerazione l’utilizzo di quelle tattiche, questo è quello che si afferma al fronte. Io stesso l’ultima volta sono tornato in Donbass con le pastiglie allo iodio”.