Stellantis e i sindacati metalmeccanici torinesi hanno siglato un accordo per l’uscita volontaria incentivata di 1.520 lavoratori occupati in 21 società del gruppo presenti sul territorio, su un bacino di circa 12.000 addetti complessivi. In totale i tagli saranno però pari a 2.500 posti distribuiti nei siti di Mirafiori, Cassino e Pratola come apprendiamo da Libero e La Verità. Ma mentre sul nostro territorio viene tolto il lavoro, il gruppo Elkann sta continuando ad espandersi in Africa. Negli stabilimenti in Algeria, nello specifico, si è assistito a oltre 2.000 assunzioni.
Ma l’Italia non era ‘centrale’? Lo aveva dichiarato solo poche settimane fa l’ad Carlos Tavares nella doppia intervista rilasciata al Sole 24Ore e al Quotidiano Nazionale. Come mai quindi questi interventi? Che la strategia full electric del colosso dell’automotive stesse iniziando a vacillare già si sapeva. Si stava infatti assistendo ad ordini sotto le aspettative e a costi superiori alle attese. Ma nessuno si aspettava un ‘fulmine a ciel sereno’ di tale entità.
STELLANTIS: I TAGLI SONO LA CONSEGUENZA DELLA TRASFORMAZIONE ENERGETICA E TECNOLOGICA?
Cisl e Uil hanno precisato che si tratta soprattutto di uscite volontarie e non di licenziamenti, ma questo non gli impedisce di parlare di una situazione “sempre più drammatica” e dell’urgenza “di soluzioni industriali che possano garantire il rilancio della produzione”. Più incisive invece le dichiarazioni della CGIL, secondo cui “tutta la narrazione dell’amministratore delegato Tavares sulla centralità dell’Italia per Stellantis è smentita dalle scelte concrete. La realtà vera è rappresentata da un programmato e drammatico disimpegno della multinazionale dal nostro Paese.” Infine, sulla linea della concretezza, si è inserita anche FIOM, che senza giri di parole ha dichiarato: “L’accordo sindacale sulle uscite incentivate in Stellantis, che non è stato firmato dalla Fiom, è un macigno sul piano di incontri convocati dal Ministro Adolfo Urso del Mimit con i sindacati, le Regioni e le imprese .” La stessa sigla sindacale ha anche parlato di “piano per spegnere il lavoro“.
Da Stellantis nel frattempo un portavoce, per tentare di smorzare probabilmente le polemiche di questi giorni, ha dichiarato che questi accordi rientrano nell’ambito delle iniziative attuate dal colosso aziendale per affrontare gli effetti del processo di transizione energetica e tecnologica in corso e che sta interessando il settore automotive in tutti i suoi aspetti, con riguardo ai fornitori di tutta Europa. A queste frasi di circostanza è stato aggiunto anche che “l’automotive mondiale sta cambiando velocemente e l’Italia ha un ruolo cruciale da svolgere attraverso questa trasformazione epocale.” Insomma, le scelte sarebbero dettate dalla transizione green impostaci dall’UE.
STELLANTIS: RISULTATI OLTRE LE ASPETTATIVE IN AFRICA
Nel mentre, come apprendiamo da La verità, Samir Cherfan , direttore della regione Africa e Medio Oriente di Stellantis, ha annunciato via social i risultati sorprendenti, oltre le aspettative del gruppo, in Algeria. Insomma due pesi e due misure diverse visto come il confronto si faccia impietoso con la situazione degli stabilimenti italiani.
Negli stabilimenti africani si parla infatti di oltre 2.000 assunzioni, a cui vanno aggiunte in un solo anno, importazioni di 97.000 veicoli, con un tasso di soddisfazione del cliente del 90% sia per i servizi di vendita sia per quelli post-vendita. Infine si vantano ben 50 concessionari distribuiti su 30 province raggiungendo un tasso di copertura pari al 76% del territorio dell’Algeria.