La Francia, azionista di Stellantis e Renault, punta al matrimonio tra i due gruppi per consolidare la sua industria, alle prese con la concorrenza della Germania e della Cina. Lo riporta il Messaggero, citando fondi in base alle quali la fusione avrebbe anche l’effetto di bloccare o rendere più oneroso l’eventuale ingresso dell’Italia nel gruppo Stellantis. Lo stesso ad Carlo Tavares in un’intervista a Bloomberg aveva evidenziato la necessità di un consolidamento in Europa, pur non facendo riferimento all’ipotesi della fusione: «Se l’industria automobilistica non si muove, scomparirà sotto l’offensiva dell’industria cinese: io sto solo cercando di capire prima come far sì che la mia azienda abbia successo».
Le dichiarazioni hanno innalzato ulteriormente il livello di scontro con il governo italiano anche perché Tavares ha indicato le fabbriche di Mirafiori e Ponigliano come quelle in cui i posti di lavoro sono più a rischio, anche alla luce del fatto «che il governo italiano non sovvenziona l’acquisto di veicoli elettrici». Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, ai microfoni del Mattino ha definito «grave e preoccupante» che Tavares abbia indicato «prospettive incerte per Pomigliano». Inoltre, avverte che «un disimpegno in Campania avrebbe esiti pesantissimi per il territorio e per il Mezzogiorno».
STELLANTIS, FUTURO DELLE FABBRICHE ITALIANE IN BILICO
La richiesta dei sindacati al governo Meloni è di impegnarsi maggiormente sul dossier Stellantis, mentre il gruppo «deve rispettare i patti, esercitare responsabilità sociale, assicurando la salvaguardia di tutti i siti industriali nel Paese», afferma Luigi Sbarra al Mattino. Il segretario generale della Cisl chiede quali saranno i modelli che sostituiranno la Panda: «È la questione centrale per poter costruire con l’azienda un accordo».
Il tema non è per Sbarra «aprire conflitti o fare guerre a una multinazionale, ma i toni che ha usato recentemente Tavares non ci sono davvero piaciuti. Sfiorano il ricatto. Il governo fa bene a pretendere dall’azienda di chiarire i suoi progetti industriali nel nostro Paese. Quello che serve è un patto tra impresa e sindacati sul rilancio del settore auto in Italia». Se la fusione tra Stellantis e Renault si realizzasse, le prospettive per le fabbriche italiane si farebbero ancor più incerte, ma per ora si tratta solo di ipotesi. In caso di ingresso di Renault nel gruppo, l’Italia rischierebbe di contare sempre meno. Attualmente il principale azionista di Stellantis è Exor, la holding della famiglia Agnelli.