Si è concluso ieri a Roma il 17° congresso nazionale della Uilm. Proprio nel giorno della sua apertura, il 4 ottobre, il Segretario generale Rocco Palombella – riconfermato ieri nella sua carica dall’assemblea congressuale – ha parlato della possibilità di rientro di Fiat – oggi Stellantis – nel perimetro confindustriale: “Alla luce del cambiamento di scenario e degli effetti che si verificheranno nel settore per via della transizione ecologica, mi sembra che i tempi siano maturi per riconsiderare la scelta che Fiat fece nel 2011. Sarebbe auspicabile avviare un percorso di rientro nel contratto nazionale di Federmeccanica”.
Ad ascoltare la relazione introduttiva di Palombella, c’erano anche i segretari di Fim e Fiom, Roberto Benaglia e Michele De Palma, che sulla questione hanno preso posizioni diverse: “La nascita di Stellantis e la transizione ecologica non sono condizioni per ripensare questo percorso” ha detto Benaglia. “È ora che Stellantis rientri dentro il contratto di Federmeccanica” ha chiosato De Palma.
Ora: dato che al congresso della Uilm è intervenuto anche il senior vice president Corporate Affairs di Stellantis Italia Davide Mele – il quale in merito non ha fatto alcuna dichiarazione -, le parole di Palombella paiono tutt’altro che casuali. Va peraltro considerato che, dentro la complessa relazione di questi ultimi 15 anni tra le sigle metalmeccaniche, la Uilm ha più volte spostato l’asse decisionale del sindacato. Nel 2010, per esempio, ci fu il caso Fiat proprio per la forte compattezza della Uilm (e della Uil) nell’affiancare la Fim (e la Cisl) dentro il dibattito sulle proposte di Fiat. Lo stesso Bonanni, l’allora Segretario generale Cisl che insieme a Marchionne fu motore di quell’operazione, lo riconobbe più volte: senza la posizione leale e decisa di Uilm e Uil non ci sarebbero stati gli accordi di Pomigliano.
Secondo alcuni commentatori, la parole di Palombella sarebbero avvalorate anche dal fatto che, proprio di recente, Magneti Marelli – come abbiamo scritto – ha reso nota la sua volontà di tornare ad aderire al contratto di Federmeccanica. E, quindi, di rientrare in Confindustria.
Esiste davvero questa possibilità che Fiat oggi Stellantis rientri in Confindustria?
Naturalmente, dopo le parole di Palombella, di questo argomento si tornerà a parlare. Per il momento, possiamo commentare così. Con la nascita del gruppo Stellantis, è evidente che il baricentro del potere aziendale si è spostato Oltralpe. Non era così al tempo della fusione Fiat-Chrysler, dove Marchionne governò la situazione per 10 anni. Da allora, al vertice delle relazioni industriali del gruppo sono usciti prima Paolo Rebaudengo, poi Pietro De Biasi (a dicembre 2021). Quest’ultimo, forse, ha lasciato l’azienda perché il baricentro francese si fa sentire anche nei rapporti istituzionali italiani.
Come già detto in altra sede, dopo il caso Fiat, in Italia vi sono state imprese che hanno scelto di costruire un loro contratto abbandonando il sistema associativo d’impresa, ritenendo che questo non costituisse alcun valore aggiunto. Si tratta di imprese prevalentemente italiane, la cui conoscenza del sistema Italia è per ovvie ragioni diversa dalla conoscenza che può averne un investitore straniero. Il quale, è disposto a pagare di più pur di ridurre le incertezze del suo investimento. Da questo punto di vista, il sistema confindustriale – nella fattispecie – è sicuramente un cuscinetto utile per la riduzione e la gestione del rischio.
Su questo ragionamento poggia la possibilità che le strade di Stellantis e Confindustria si incrocino. Tuttavia, lunedì prossimo i sindacati firmatari del contratto in essere – quello di FCA – presentano la piattaforma per l’avvio della trattativa con il gruppo guidato da Tavarez. Pare difficile che il ritorno al contratto di Federmeccanica possa avvenire prima di questo rinnovo.
Twitter: @sabella_thinkin
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