La recente decisione di Stellantis di rafforzare la sua presenza in Africa segue una tendenza già intrapresa da altre case automobilistiche globali come Volkswagen, Renault e Toyota. Il Marocco, in particolare, si è affermato come un hub centrale per l’industria automobilistica, con una produzione di veicoli paragonabile a quella italiana e una robusta industria di componentistica che serve anche stabilimenti in Spagna e altre parti d’Europa.



Questo sviluppo, però, solleva preoccupazioni significative in Italia. Le mosse di Stellantis, che richiede ai suoi fornitori di componenti di seguire il gruppo in Africa, sembrano all’apparenza non danneggiare l’industria italiana, considerando che i fornitori manterranno la produzione anche al di fuori del Marocco. Tuttavia, Giorgio Airaudo, Segretario della Cgil Piemonte, sottolinea che il problema principale risiede nel progressivo ridimensionamento delle attività produttive in Italia, evidenziato dal caso di stabilimenti storici come Mirafiori a Torino.



L’approccio di Stellantis, con investimenti concentrati principalmente in Francia e Germania e promesse più che azioni concrete in Italia, ha portato a una percezione di trascuratezza nei confronti dell’eredità industriale italiana. Inoltre, la struttura azionaria di Stellantis, guidata da Carlos Tavares e con una forte presenza francese, compresa quella dello Stato transalpino, intensifica i timori di un’effettiva “francesizzazione” del gruppo.

La situazione italiana è ulteriormente complicata dalla storica chiusura del mercato automobilistico nazionale ai produttori esteri, una politica che ha limitato la diversità industriale e rafforzato il potere di Stellantis nel Paese. I sindacati e alcuni esponenti politici, come il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso<, stanno ora incoraggiando l’ingresso di nuovi produttori automobilistici, potenzialmente anche cinesi, per dinamizzare il settore.



Tuttavia, le strategie di Stellantis non sono prive di difensori. Carlos Tavares sottolinea l’importanza del dialogo con il Governo italiano e la necessità di supporto per la produzione di veicoli elettrici. Egli difende anche l’impegno di Stellantis in Italia, menzionando i 40.000 dipendenti italiani e la necessità di ridurre i costi dei componenti per rendere le auto elettriche più accessibili.

Nonostante queste difese, la percezione generale è che le attuali politiche di Stellantis stiano danneggiando l’interesse nazionale dell’Italia, favorendo invece altri Paesi, principalmente la Francia. Questa situazione sottolinea la necessità di un intervento più attivo e strategico da parte del Governo italiano per proteggere e sostenere l’industria automobilistica nazionale in un contesto di crescente globalizzazione e competizione internazionale.

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