Continua l’ormai (quasi) quotidiano scontro tra il Governo italiano e i vertici di Stellantis, quella stessa azienda che, prima di svendersi ai francesi, era uno dei fiori all’occhiello dell’industria italiana: la famosa Fiat che portò le piccole utilitarie economiche ai proletari del Bel Paese, contribuendo a rinnovare la mobilità cittadina. Da mesi, infatti, da un lato si chiedono certezze sul futuro dei tanti (10 tra Nord, Centro e Sud) stabilimenti italiani e, soprattutto, dei lavoratori; mentre dall’altro Stellantis sembra sempre più intenzionata a dislocare le produzioni all’estero, ‘battendo cassa’ con il governo italiano, comportandosi come un’azienda statale.



Tra i vari stabilimenti dell’ex Fiat, lo scontro nelle ultime settimane si è concentrato attorno al polo di Mirafiori (che in epoca Agnelli era tra i più importanti in Italia), piano piano depredato di tutti i suoi iconici modelli. L’ultima (si potrebbe dire vera e propria) minaccia da parte di Tavares è stata resa nota dai sindacati che ancora combattono per Mirafiori, citati da diversi media italiani, secondo i quali Stellantis ha intenzione di chiudere lo stabilimento per tutto il mese di maggio. La ragione sarebbe legata “all’assenza di ordini per le vetture elettriche” per via dell’assenza, “in vari mercati europei e in particolare in Italia, di incentivi” per gli acquisti.



Stellantis e l’eterna disputa sullo stabilimento di Mirafiori

Mirafiori, insomma, chiuderà per un mese intero con buona pace di tutti quei lavoratori che speravano (almeno per un mese) in uno stipendio diverso dalla cassa integrazione. Il 2024, infatti, ha visto diverse situazioni problematiche, con Stellantis che già da gennaio ha indetto 11 (undici!) settimane di cassa integrazione, accompagnate da una riduzione dei turni per tutto il primo trimestre dell’anno. Aprile e maggio hanno visto il ritorno della cassa integrazione e la scelta di attivare i contratti di solidarietà per i meno di mille dipendenti addetti alla linea della 500 elettrica e per i poco più di mille della Maserati (rispettivamente, fino ad agosto e fino a dicembre).



Secondo il segretario Fim di Torino Rocco Cutrì (interpellato dal quotidiano La Verità) il problema dentro a Stellantis “è strutturale” e va ben oltre la ‘semplice’ richiesta di incentivi (che non saranno “la cura al nostro male”), perché “l’azienda deve rompere gli indugi e dire cosa vuol fare negli stabilimenti italiani. Abbiamo chiesto con insistenza un modello di largo consumo”, come la 500 ibrida da accompagnare alla elettrica di Mirafiori, per raggiungere “una produzione di 150mila vetture all’anno”. Nel frattempo, però, la stessa Stellantis che sperava di fare successo all’estero da poco si è trovata costretta a chiudere lo stabilimento in Michigan dei pick-up Ram.