Nuove terremoto per gli operai italiani che da tempo aspettano risposte (e soprattutto un lavoro) da parte di Stellantis, da tempo al centro di una vera e propria guerra per ottenere sussidi dal governo con la minaccia velata di delocalizzare le produzioni italiane – un tempo eccellenza dell’automotive made in Italy – all’estero: da tempo ormai si è perso il conto dei licenziamenti, mentre sono più gli stabilimenti del nostro bel paese che sono stati bloccati rispetto a quelli ancora attivi e non si contano neppure più quanti tra gli operai sono in Cassa integrazione.



Ma – dicevamo del nuovo terremoto – ora i dipendenti che da tempo aspettano di uscire dalla Cassa integrazione devono fare i conti anche con un’assurda proposta: nell’attesa della ripresa produttiva dello stabilimento di Mirafiori (attesa, salvo probabili imprevisti, per lunedì 2 settembre) una decina di carrellisti e addetti al settore logistico possono rientrare al lavoro; purché siano disposti a trasferirsi in Polonia, nello stabilimento di Thychy dove – evidentemente – il lavoro non manca affatto.



Stellantis: “Nessun ricatto ai dipendenti italiani, semplice proposta di trasferimento volontario per due settimane”

All’ovvia ira dei dipendenti Stellantis a casa da un paio di mese è seguita la risposta di un portavoce dell’azienda che in una nota ha precisato – peraltro parlando di una “complessa fase di mercato e transizione” che non lascia presagire nulla di buono – che non si tratterebbe di “un ipotetico, addirittura violento, ricatto al fine di trasferirli a lavorare in Polonia”; quanto piuttosto di “una proposta su base volontaria” riservata ad “una decina di colleghi” che trascorrere sul territorio polacco “al massimo due settimane, adeguatamente remunerate“, sottolineando peraltro che si tratterebbe anche di “una prassi consolidata (..) a livello globale”.



Ovvia anche l’ira dei sindacati, con il segretario della Uilm Palombella che alla proposta di trasferirsi in Polonia ricorda a Stellantis i “diecimila posti di lavoro persi” sul nostro territorio che non sarebbero bastati ad “arrestare [il] declino” dell’ex Fiat; e definendo la strategia di Tavares e compagnia “fallimentare” ha chiesto un pronto intervento “dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni prima che sia troppo tardi”. Il collega di Fim Cisl Uliano – invece – denuncia come sia “aumentato il ricorso alla Cassa integrazione in tutti gli stabilimenti” per ribadire che dopo l’interruzione nel 2025 degli ammortizzatori sociali “25mila posti di lavoro sono a rischio“.