Da diversi mesi non si fa che parlare di Stellantis (il gruppo automobilistico nato dalla FCA, che a sua volta era nata in seno alla Fiat, un tempo un’eccellenza industriale italiana), del suo CEO Carlos Tavares, dello stabilimento di Mirafiori e di promesse – per ora mai rispettate – di non abbondare la produzione in Italia; il tutto (ovviamente?) con la costate e neanche tanto velata richiesta di aiuti da parte dello Stato italiano. Proprio in questo contesto va letta l’ultima analisi fatta da Milena Gabanelli per il Corriere, partita da un’attenta ricostruzione di quanti fondi si è intascata Stellantis (o chi per lei) e di quali promesse avrebbe dovuto mantenere: condizionale d’obbligo perché ad oggi quegli impegni “sono solo chiacchiere“.
Prima di entrare nel vivo dei numeri è importante sottolineare – come fa la stessa Gabanelli nella sua analisi – che il dettaglio specifico ed assoluto dei fondi elargiti al gruppo che fu degli Agnelli è piuttosto complicato, se non del tutto impossibile; ma alcuni dettagli sono stati resi pubblici ed altri sono stati stimati da esperti di vario tipo. Il punto di partenza (non a caso) è proprio un’analisi del docente di sociologica economica Davide Bubbico che – partendo dai contratti firmati con il Cipe tra il 1990 e il 2019 – ha stimato che Stellantis ha incassato in totale 4 miliardi di euro di contribuiti, reinvestendone (e questi sono dati ‘ufficiali’ del gruppo) poco più di 10 miliardi.
Stellantis: tutti i dati tra aiuti, contributi, incentivi e cassa integrazione
Una stima un pochino più precisa arriva – spiega Gabanelli – dal Registro nazionale degli aiuti di Stato, istituito nel 2016, quando Stellantis si chiamava ancora FCA: dai dati del ministero risulta che in 7 anni (quindi fino al gennaio 2024) il gruppo ho ottenuto 100 milioni di euro di aiuti pubblici; ai quali occorre aggiungere anche quelli della cassa integrazione che ammonterebbero a circa 984 milioni, di cui 280 a carico del gruppo automobilistico. Cosa significa? Che Stellantis in poco più di 7 anni ha incassato dallo Stato italiano (e quindi per certi versi da noi cittadini) quasi 887 milioni di euro.
Ma non basta, perché soffrendoci sul 2024 e su tutto quello che succederà in futuro per ora il gruppo attende di ricevere circa 350 milioni di euro dal governo Meloni per produrre batterie elettriche nello stabilimento termolese del gruppo; senza considerare quegli 8,7 milioni messi in campo da Draghi nel 2022 (con scadenza nel 2030) e che verranno ripartiti da tutte le aziende dell’automotive. Di questi ultimi 8,7 miliardi si sa che almeno una parte non meglio definita – per ora sono noti ‘soli’ 800 milioni – andrà proprio a Stellantis che ha presentato alcuni progetti e delle richieste al Ministero dei trasporti.
Dove sono finiti i soldi incassati da Stellantis?
Recuperati i numeri più significativi vale la pena arrivare al succo della questione: cosa ci ha fatto Stellantis (o Fiat, o FCA) con quei circa 4 miliardi ricevuti dallo Stato? La risposta semplice è quasi nulla; quella più articolata passa da un’altra analisi sul numero di dipendenti che oggi lavorano per il gruppo. Nel 2021 (quando è nato il nuovo assetto societario) i lavoratori negli stabilimenti del nostro bel paese erano più di 52mila, mentre a fine 2023 sono scesi a 42mila, con altri 3mila che sono attualmente in esubero e in cassa integrazione. Emblematico anche il caso di Mirafiori, un tempo vero e proprio fiore all’occhiello di Stellantis, tra gli stabilimenti più importanti d’Europa e con una produzione (dati del 2006) pari a circa 218mila auto che oggi sono sempre più vicine a 21mila, il minimo storico mai raggiunto.
E quindi dove sono finiti i soldi se gli stabilimenti italiani sono al collasso e sempre più dipendenti rimangono a casa, in cassa integrazione o senza mansioni? Impossibile dirlo, ma Gabanelli ci tiene a ricordare due cose: la prima è che Taveres è a tutti gli effetti il CEO di una qualsiasi azienda più pagato in tutta Europa, con uno stipendio di ben 23 milioni di euro all’anno; la seconda è che tra il 2021 e il 2024 Stellantis ha distribuito 16,4 miliardi di euro di dividenti ai suoi azionisti, con la promessa l’anno prossimo di aumentarli ulteriormente.