La produzione di Stellantis è poco sopra quota 500.000 vetture, esclusi i veicoli commerciali leggeri. Alcuni stabilimenti, come Mirafiori, sono di fatto fermi, tra cassa integrazione e contratti di solidarietà, mentre Melfi arranca e Pomigliano sciopera. Come spiega La Verità, Stellantis in Italia punta sul full electic che però non sembra avere il successo sperato, soprattutto nel nostro Paese, dove la quota è ferma tra il 2 e il 4% contro il 14% medio in Europa, dove l’auto elettrica è più diffusa. Nella prima parte dell’anno in Italia sono state vendute solamente cinquecento 500e: a livello globale le immatricolazioni raggiungono invece quota 2.600 unità.
Molto meglio le vendite di veicoli commerciali, tra autobus di linea, autocarri, furgoni, auto da noleggio e così via. Nel primo quadrimestre dell’anno, i veicoli commerciali del gruppo Stellantis si sono confermati leader nel mercato italiano con 6.360 immatricolazioni nel solo mese di aprile mentre in tutti i quattro mesi sono stati 30.000. Il brand leader è Fiat Professional con 18.250 immatricolazioni grazie al Ducato, che conta oltre 7.500 immatricolazioni. Molto bene anche il Doblò ma non ci sono solo queste due.
Stellantis, bene la vendita di veicoli commerciali: ecco il motivo
Un primo passo per Stellantis, secondo La Verità, sarebbe quello di garantire la produzione italiana dei veicoli commerciali, o meglio, di rafforzarla. A garantire il successo di questo segmento di affari sarebbe la scarsa presenza di veicoli elettrici. Secondo il segretario nazionale della Uilm Gianluca Ficco, “le normative europee impongono di vendere delle quote di veicoli elettrici, pena severe multe. Ovvio che ciascuna casa faccia delle scelte ed è altrettanto naturale che le aziende di automotive preferiscano continuare a produrre e vendere più veicoli commerciali diesel e benzina”.
Secondo il sindacalista c’è anche un discorso di know how da fare e di eccellenza italiana. “Il sito di Atessa riesce a fornire un mix produttivo e una capacità di assemblaggio dei diversi veicoli con molteplici varianti dello stesso modello che ha pochi pari. Per non parlare dell’Iveco e del modello Daily prodotto a Suzzara. Non chiediamo solo garanzie sui siti, ma anche iniziative per tutelare l’indotto, un grande bacino di occupazione per quelle aree” conclude sulle pagine de La Verità.