Cosa ci fanno Maria Antonia e Federica, due ragazze di 24 e 21 anni di Gagliato, profondo sud della Calabria, alle Nazioni Unite a New York per la Giornata mondiale delle donne nella scienza che ricorre ogni anno l’11 febbraio?
Fanno parte della delegazione arrivata dall’Italia per presentare in anteprima all’Onu il progetto Stem4Sud pensato per avvicinare i giovani alle discipline scientifiche e tecnologiche. Loro stesse ne sono un esempio vivente. Il deficit di figure professionali formate in ambito Stem, cioè nel settore delle scienze, delle tecnologie, dell’ingegneria e della matematica, è un dato risaputo. Una carenza che interessa il sud in modo molto più accentuato di altre aree. Dall’urgenza di invertire questa tendenza è nato il progetto Stem4Sud che è il risultato di una partnership fra diversi soggetti, in primis la Compagnia dei Figliuoli, che a Napoli ha rilanciato negli ultimi anni due storiche scuole della città come il Nuovo Bianchi e l’Istituto Scuole Pie Napoletane, e l’Accademia di Gagliato Globale, una realtà senza scopo di lucro fondata 16 anni fa nel piccolo borgo di poche centinaia di abitanti in provincia di Catanzaro, che si è fatta apprezzare dalla comunità scientifica internazionale per la sua azione nell’avvicinare soprattutto i giovani di aree svantaggiate alle discipline Stem come opportunità di crescita. Insieme a loro collaborano al progetto l’Università Federico II di Napoli e le associazioni Marevivo e Peter Pan.
«Sembra una paradosso, nonostante i ragazzi facciano un uso smodato di tecnologia, li vediamo sempre con smartphone e tablet in mano, solo in una percentuale molto bassa scelgono di intraprendere un percorso di formazione in ambito scientifico o tecnologico – spiega Paola Del Zotto Ferrari che ha fondato l’Accademia di Gagliato insieme al marito Mauro Ferrari, scienziato impegnato nella ricerca sulle nanotecnologie applicate alla cura dei tumori con un lungo curriculum come professore nelle università americane -. Basti pensare che al sud solo una ragazza su dieci sceglie percorsi di formazione Stem. C’è una discrepanza fra la realtà e gli ambiti dove si crea lavoro, crescita, sviluppo. Infatti sulla disoccupazione giovanile al sud abbiamo numeri che fanno paura. Per questo abbiamo provato a coalizzare alcuni stakeholder per provare a farci carico di questo compito».
«Il nostro obiettivo – sottolinea Carmine Esposito, presidente della Compagnia dei Figliuoli – è aiutare i ragazzi a scoprire le opportunità offerte dalle discipline Stem che finora sono rimaste un po’ in secondo piano. Soprattutto al sud le università formano troppo pochi ingegneri, matematici, tecnici. Una carenza che riguarda tutta l’Europa ma che da noi è ancora più forte. E oggi in un momento in cui ci troviamo ad affrontare le nuove sfide della transizione ecologica, della crisi energetica, dello studio di nuovi materiali, questo gap va assolutamente colmato».
Nella foto Carmine Esposito
Dopo l’anteprima all’Onu, in maggio ci sarà il lancio del progetto a Napoli con l’intervento della chairman del comitato scientifico di Stem4Sud Sydney Savion, che è chief learning futurist di Google, a conferma dell’orizzonte globale nel quale questa iniziativa vuole collocarsi. L’avvio sul campo è previsto entro l’anno scolastico in corso con un sondaggio su un campione di ragazzi fra i 9 e i 17 anni. «Vogliamo andare a cercare direttamente dai ragazzi il perché sembrino così poco interessati a seguire percorsi di formazione scientifica – racconta Paola Ferrari -. Stiamo sviluppando con Play Verto, un’agenzia specializzata per questa fascia d’età che opera in tutto il mondo, un sondaggio per raggiungere almeno 10mila ragazzi. L’intento da un lato è capire meglio le ragioni di questa disaffezione e, dall’altro, individuare le modalità per attirare e appassionare i giovani alle materie Stem. I dati raccolti saranno poi oggetto di analisi da parte della Federico II e sulla base del quadro che ne uscirà verranno mobilitate alcune aziende, che hanno già dato la loro disponibilità, per elaborare progetti territoriali coinvolgendo le famiglie per stimolare interesse, curiosità e conoscenze verso queste discipline. Questo lavoro durerà per circa un anno per poi verificare i risultati e vedere se hanno innescato buone pratiche da offrire ad amministratori, al ministero dell’Istruzione e ad altri soggetti per rafforzare la proposta di percorsi Stem». «I ragazzi che in questa attività dimostreranno una particolare propensione per questo tipo di studi saranno incentivati a proseguire anche attraverso borse di studio e a diventare loro stessi tutor e formatori di Stem4Sud – aggiunge Esposito -. Già oggi alcuni educatori venuti con noi alle Nazioni Unite come Maria Antonia e Federica sono ragazze che l’Accademia di Gagliato aveva ingaggiato quindici anni fa. Sono insomma i giovani stessi a diventare i primi testimonial del progetto».
Insieme a Stem4Sud l’incontro all’Onu vedrà la presentazione di Yes Brigade (Yes sta per Youth Empowered Stem), una piattaforma digitale alla quale avranno accesso giovani ricercatori o professionisti in ambito Stem sotto i 35 anni. «In questo modo si crea una community di giovani ricercatori che insieme al loro percorso personale hanno anche a cuore di stimolare e creare interesse nella generazione che viene dopo di loro», sottolinea Esposito. «Quello che verrà chiesto a ciascun membro della Yes Brigade – spiega Ferrari – è quello di costruire un esperimento o un’attività che abbia a che fare con aspetti su cui il ricercatore sta lavorando in laboratorio, come se avesse davanti un bambino. Per esempio se voglio spiegare a loro cosa sono gli anticorpi monoclonali, come faccio a farlo in un modo che possa risultare chiaro, interessante, appassionante, alla loro portata? Quindi stiamo creando una biblioteca digitale dove metteremo tutti questi esperimenti originali che poi offriremo alle scuole e che saranno il punto di partenza per accendere tante fiammelle di interesse e di passione nella scelta dei più piccoli. L’altro obiettivo della piattaforma è quello di creare una comunità di giovani ricercatori che si aiutino l’un l’altro nei percorsi di carriera. Specialmente per le ragazze sappiamo che sono percorsi con alcune complessità ulteriori. Avere un luogo nel quale offrirsi spunti su opportunità in vari posti nel mondo o connessioni con istituti di ricerca o con borse di studio può essere un elemento in più per sostenere i giovani e farli avanzare nelle rispettive carriere».
Costruire proposte tangibili, mantenere un approccio molto concreto sono le caratteristiche del progetto che guarda alle aree più svantaggiate del sud dell’Italia, ma che punta a offrirsi come modello anche per altre zone del sud del mondo. «Pensiamo all’Africa, ma anche a Paesi vicini come la Grecia o la Spagna, siamo convinti di poter aprire una strada per colmare quel gap che da troppo tempo ci penalizza», dice Esposito. «Siamo stufi di chiacchiere, è il momento di passare all’azione – conclude Ferrari -. Dai Quartieri Spagnoli di Napoli al piccolo villaggio di Gagliato abbiamo radici molto locali ma insieme facciamo leva su questa forte connessione col mondo globale certi che il talento è universale mentre le opportunità no. Il nostro compito perciò è portare opportunità là dove c’è talento. Ci sono tanti Einstein che non verranno mai alla luce semplicemente perché non hanno avuto attorno un contesto in grado di farli emergere. In realtà, proprio il fatto di provenire da una condizione di svantaggio può renderli più pronti e attenti a trovare soluzioni innovative ai problemi rispetto a chi vive in società più strutturate e organizzate. Per questo va data loro l’opportunità di crescere».
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