Stanno facendo discutere le dichiarazioni rilasciate dal magnate svizzero Stephan Schmidheiny, sull’Italia. Intervistato dal giornale locale Nzz am Sonntag, ha specificato: “Non ho intenzione di vedere una prigione italiana dall’interno. Ritengo che alla fine il mio comportamento sarà giudicato correttamente e un giorno verrò assolto”. L’intervista è stata rilasciata a fine anno scorso, precisamente il 28 dicembre, ma le parole sono iniziate a circolare in queste ore giungendo anche in Italia. Dichiarazioni che hanno raggiunto come un pugno allo stomaco anche Casale Monferrato, nell’Alessandrino. Qui Schmidheiny aveva infatti l’azienda Eternit, dove si produceva il materiale poi bandito per amianto, ed è stato rinviato al giudizio dal tribunale di Vercelli con l’accusa di omicidio, stabiliranno poi i giudici, se doloso o colposo, di 392 persone. “Abbiamo fatto tutto il possibile – ha continuato l’imprenditore elvetico – e quanto era ragionevolmente esigibile secondo lo stato delle conoscenze di allora per risolvere il problema dell’amianto. Ma 40 anni dopo si viene accusati di omicidi di massa e perseguitati per decenni. Così è la vita. Cosa posso fare?”,
STEPHAN SCHMIDHEINY: “PROVO COMPASSIONE PER LE PERSONE BUONE E ONESTE”
“All’inizio – prosegue Schmidheiny puntando il dito contro il nostro paese – pensavamo che si trattasse di diritto, di fatti, di giustizia, ma nel corso del tempo questa impressione è svanita. Ciò mi è pesato molto e per molto tempo. Ma poi ho capito che mi sarei dovuto occupare della mia salute mentale per non lasciarmi abbattere da tutti questi incredibili attacchi”. Quindi l’attacco a viso aperto: “Mi sono reso conto di provare dentro di me un odio per gli italiani e che io sono il solo a soffrire per questo. Ho lavorato in modo mirato sulla situazione. E quando oggi penso all’Italia provo solo compassione per tutte le persone buone e oneste che sono costrette a vivere in questo Stato fallito”. Tornando al processo, nelle prossime ore dovrebbe arrivare la decisione dei giudici dell’udienza preliminare, e molto dipenderà dal capo d’accusa. Se si tratterà di omicidio volontario, come chiede la Procura, è probabile che l’imprenditore venga condannato; in caso contrario potrebbe subentrare lo spettro della prescrizione.