Steve Hackett ha ricordato la sua prima esperienza con i Genesis, che ha definito al magazine Guitar World come “un completo disastro”. Il concerto a cui il chitarrista ha fatto riferimento ebbe luogo nel gennaio del 1971, quando aveva ventuno anni e pubblicò un annuncio sulla rivista Melody Maker esprimendo il suo desiderio di voler lavorare insieme a “musicisti ricettivi, determinati a spingersi oltre le attuali forme musicali stagnanti esistenti”. A questo appello rispose Peter Gabriel, il cui gruppo (i Genesis) cercava un rimpiazzo dopo l’abbandono di Anthony Phillips.



Hackett, entrato ufficialmente a far parte della band a dicembre 1970, oggi ricorda gli esordi con queste parole: “Fondamentalmente avevo una nuova fuzz box e il feed back per tutta la sera mi fece dimenticare ogni singola nota che dovevo ricordarmi di suonare. Poi c’era Phil Collins che era ubriaco e si perse per strada molte parti di batteria, quindi lo spettacolo fu un disastro. Ci fu una grossa lite dopo il concerto e pensai che mi avrebbero licenziato, ma non lo fecero. Fu sicuramente un battesimo del fuoco”.



Steve Hackett: “Mi adoravano solo da ubriachi”

Parlando sempre dei suoi primi anni da musicista, Steve Hackett ha rivelato che si rese immediatamente conto dell’effetto  che aveva l’alcol sugli spettatori: “Le prime volte che ho suonato dal vivo ero un dilettante semi-professionista e ho scoperto che in genere qualunque cosa avessi suonato sarebbe stata un fiasco fino a quando il pubblico non fosse completamente ubriaco. Poi avrebbero adorato tutto quello che avrei suonato tutta la sera”. Dopo qualche iniziale difficoltà di inserimento comunque il chitarrista trovò nei Genesis il suo contesto ideale: sul palco la sua immagine con gli occhiali, seduto e chino sul suo strumento controbilanciava le caratteristiche di Gabriel.



Oggi Hackett continua la sua carriera da solista, iniziata nel 1977 appena lasciato il gruppo, ed è in procinto di pubblicare il suo nuovo album “Surrender of Silence“, in arrivo il 10 settembre. Il progetto contiene undici tracce a cui l’artista ha lavorato durante i mesi di lockdown e che è stato descritto come “un album senza esclusione di colpi, che cavalca l’onda, scatenando demoni, sogni e incubi, che si schiantano tutti insieme sulla riva”. Solo a gennaio del 2021 ha pubblicato il disco “Under A Mediterranean Sky”, e il prossimo arriverà sulla stessa scia del suo viaggio classico-acustico.