Lo storico co-fondatore di Apple, Steve Wozniak, si trova attualmente in ospedale, ricoverato dopo aver avuto un ictus. Come si legge sul sito dell’agenzia AGI, lo stesso sarebbe allettato dallo scorso 8 novembre in un ospedale di Città del Messico, così come riferito anche da numerosi messicani e notizia poi ripresa dall’agenzia di stampa internazionale Reuters, quindi ritenuta attendibile.



L’inventore e informatico americano, divenuto famosissimo negli anni ’70 e ’80 per essere stato uno dei padri, insieme a Steve Jobs, del primo personal computer mainstream, e quindi colui che ha permesso la diffusione di questa tecnologia nelle case di tutto il mondo, si trovava in Messico in quanto doveva partecipare ad un evento, leggasi il World Business Forum di Santa Fe, la capitale dello Stato del Nuovo Messico. Ovviamente all’evento Steve Wozniak non ha presenziato anche se l’agenzia Reuters non è comunque stata in grado di ricevere notizie più approfondite e conferme in merito al ricovero dello stesso co-fondatore della multinazionale di Cupertino.



STEVE WOZNIAK RICOVERATO IN OSPEDALE A CITTÀ DEL MESSICO: NOTIZIE DISCORDANTI SULLA SUA SALUTE

Secondo quanto si legge sul noto portale di gossip a stelle e strisce, TMZ, che cita due fonti non precisate, in realtà il noto inventore americano avrebbe avuto un malore meno grave rispetto ad un ictus, parlando solamente di un attacco di vertigini, quindi nulla di così preoccupante. Inoltre Woz avrebbe riferito alla moglie di “sentirsi strano” e quest’ultima avrebbe quindi insistito per il ricovero in ospedale. Il geniale imprenditore fondò insieme a Jobs la Apple nel lontano 1976 e grazie alle loro intuizioni venne partorito l’Apple I, fra i primissimi personal computer in commercio.



Nel corso degli anni, dopo essersi affrancato dalla Mela, Wozniak ha finanziato vari progetti di alta tecnologia e lo scorso mese di marzo ha firmato assieme ad altri mille fra scienziati, imprenditori ed esperti di intelligenza artificiale una lettera aperta per chiedere la sospensione degli sviluppi di alcuni software IA come ChatGPT per almeno sei mesi, complice l’incredibile (e per certi versi preoccupante) capacità raggiunta dagli stessi.