Compiere 70 anni con 60 anni di carriera alle spalle. Succede, se hai cominciato come bambino prodigio a 11 anni soltanto, tanto che lo chiamavano Little Stevie, il piccolo Stevie. Poi sarebbe diventato Stevie Wonder, Stevie la meraviglia, perché giustamente artista straordinario, tra i più grandi dell’intera storia della black music. Vero nome Stevland Hardaway Judkins, nato non vedente, Wonder ha saputo fare come tanti come lui del suo handicap la sua forza: a 4 anni suonava il piano, a 13 era già in testa alle classifiche, il più giovane artista a toccare la top ten. Poi una carriera infinita: cento milioni di dischi venduti, 25 Grammy Awards, insieme a Sinatra è l’unico ad averne vinto tre consecutivi per i suoi album, 1 Grammy Lifetime Achievement Award, 1 Premio Oscar e 11 American Music Awards, tra le decine di altri premi. A renderlo cieco la nascita prematura che ha dato vita a una retinopatia, ma quando gli chiesero se avrebbe barattato la sua cecità con il dono della musica rispose immediatamente: meglio la musica.
LA “MERAVIGLIA” DELLA BLACK MUSIC
A 5 anni entra a far parte della Motown, la più prestigiosa casa discografica di musica nera esibendosi con i Funk Brothers. A 13 anni il suo 45 giri Fingertips va al primo posto della classifica. Poi crescendo abbraccia la causa dei diritti civili e inventa le nuove strade della musica black che tutti gli copieranno: Superstition, Isn’t she lovely, Master Blaster, Innervision. Negli anni 80 il suo repertorio si fa più facile e commerciale, ma rimane un gigante nelle continue esibizioni live. L’ultima è stata durante la pandemia: “Durante le difficoltà come questa, dobbiamo fare affidamento gli uni sugli altri“. Sono le parole che ha pronunciato prima della sua esibizione al “One world together at home”, il grande concerto delle star americane per raccogliere fondi durante la pandemia di coronavirus. Poi l’artista ha interpretato alla sua meravigliosa maniera Love’s In Need Of Love Today che fu di Bill Withers, altro grande interprete soul, recentemente scomparso.