STHLM Blackout è una nuova miniserie svedese (4 episodi, Prime Video) di grandissima attualità. Al centro della trama un tema politico di particolare valore, almeno per i Paesi democratici, quello della libertà dell’informazione. Soprattutto oggi che la Svezia, dopo anni vissuti da Paese neutrale, ha deciso che era arrivato il momento di aderire alla Nato, con tutto quello che ne è dipeso sia per i rapporti con la vicina Russia che per quanto riguarda il già consistente budget destinato alle spese militari. La sicurezza nazionale, però, in una democrazia, non può essere motivo sufficiente per limitare la libertà d’inchiesta e il ruolo di controllo del sistema dei media.
STHLM Blackout è però molto più intrigante di questo. La nostra storia prende le mosse da un improvviso blackout energetico che oscura la città di Stoccolma. Ne fa le dirette conseguenze Arthur, un operatore addetto alla produzione di un importante canale televisivo, che non fa in tempo ad attivare i generatori e manda in tilt l’intera rete tv. Quando poi decide di scusarsi con Cristina, la giornalista che ha visto per colpa sua andare a monte l’intervista in diretta con la ministra della Difesa, si trova suo malgrado coinvolto in un caso dai risvolti assai pericolosi. Inseguiti dalla polizia, la giornalista non trova altra soluzione che consegnare ad Arthur la chiavetta in cui sono contenute tutte le informazioni ottenute da una fonte segreta. Ma questo non la mette a riparo dai sicari che vogliono eliminarla a ogni costo.
Arthur ha un trascorso da giornalista, lavoro che però ha abbandonato dopo la morte della moglie, quando ha chiesto e ottenuto una mansione più tranquilla come tecnico di produzione. La sera in cui viene coinvolto da Cristina aveva organizzato, grazie a una App, il suo primo appuntamento con una donna dopo anni. Durante la cena con Mille – la sventurata malcapitata – succede di tutto. La donna, però, anziché scappare rivela ad Arthur una vera e propria passione per le storie “crime”. Più la situazione si fa difficile, più Mille si mette a completa disposizione di Arthur. Così i due formano una coppia improbabile, ma che riesce, in modo a volte rocambolesco, a raggiungere la verità prima della stessa polizia.
Ricco di spunti interessanti sulla Svezia di oggi e con una Stoccolma invernale come scenario mozzafiato, la storia scorre veloce. I personaggi rivelano umanità e tra di essi scatta un sentimento positivo e di piena solidarietà. Alla fine la libertà di informare ha il sopravvento su tutti i tentativi di mettere il bavaglio all’opinione pubblica. Ma è anche una storia sui pericoli di degenerazione, come la corruzione, che può mettere seriamente alla prova anche un sistema forte come quello scandinavo.
Bravi gli attori, tutti di nazionalità svedese, che hanno così avuto – per la prima volta – un’importante occasione di farsi conoscere nel mondo. Citazione particolare per Erik Johansson, l’attore che interpreta l’impacciato e depresso Arthur, e per la bravissima Hanna Alström che troviamo nei panni di Milla, grande amante di podcast “true crime”, ma che nella vita reale è una bravissima docente universitaria e un madre single attenta e premurosa. Tutto molto “nordico”, ma anche molto gradevolmente simpatico.
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