Gli Stati Uniti d’America viaggiano verso la seconda Grande Depressione: ad affermarlo è il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, che attacca duramente il presidente Donald Trump. Intervistato dal The Guardian, l’economista ha fatto il punto sull’emergenza economica in correlazione all’allarme sanitario causato dall’emergenza coronavirus ed a suo avviso la gestione del tycoon è stata insufficiente: «Una gestione da terzo mondo: milioni di persone si stanno rivolgendo alle “banche del cibo”, si stanno presentando al lavoro da malati non avendo la malattia pagata e stanno morendo a causa delle disuguaglianze di accesso alle cure mediche».



Per Stiglitz, dunque, la rete di protezione sociale pubblica non sta funzionando. Un duro attacco contro il numero uno statunitense, spesso nel mirino dell’economista. Stiglitz ha inoltre aggiunto che il 14% degli americani è costretto ad affidarsi a buoni spesa per poter mangiare, dato che gli ammortizzatori sociali non sono in grado di fronteggiare l’altissimo tasso di disoccupazione, destinato a toccare il 30% nei prossimi mesi.



STIGLITZ VS TRUMP: “GESTIONE DA TERZO MONDO”

Nella lunga intervista rilasciata al tabloid britannico, Stiglitz ha messo in risalto la grande disuguaglianza esistente negli Usa, sottolineando che il coronavirus è andato a colpire le persone più povere. Ma non solo: l’economista ha rimarcato che gli Stati Uniti d’America sono tra i paesi con il più alto tasso di disuguaglianza sanitaria ed economica al mondo.

Fa riflettere, ha aggiunto l’ex Senior Vice President della Banca mondiale, che i repubblicani si siano opposti alla proposta di concedere ai lavorato un congedo di malattia di dieci giorni: «Ciò significa che molti dipendenti hanno lavorato anche se contagiati: i repubblicani hanno detto no alla proposta perché avrebbe creato un precedente negativo e tutto ciò è incredibile». E Stiglitz non ha dubbi: la seconda Grande Depressione è alle porte grazie a Donald Trump ed a Mitch McConnell (leader della maggioranza repubblicana al Senato), «sarebbe diverso con una giusta struttura politica, che al momento non abbiamo».