Sting

, insieme alla moglie Trudie, si è innamorato dell’Italia acquistando una proprietà in Toscana dove ha cominciato a produrre dell’ottimo vino. L’avventura toscana di Sting, però, non è iniziata nel migliore dei modi. Nel corso di un’intervista pubblicata nel numero di 7 in edicola venerdì 13 agosto, allegato del Corriere della Sera, Sting racconta la sua vita nella campagna toscana insieme alla moglie Trudie. La coppia ha anche trascorso nella villa toscana il periodo del lockdown, un periodo particolarmente difficile che ha convinto la coppia a produrre un vino che hanno chiamato “Baci sulla bocca”.



“Questo vino è in un certo senso liberatorio come un bacio sulle labbra. Ormai indossiamo la mascherina da un anno e mezzo e l’idea che nessuno si potesse toccare, abbracciare, e baciare come facevamo prima, ci ha sconvolto. Così quando abbiamo assaggiato questo Vermentino abbiamo detto: è come un bacio sulla bocca, ha il sapore dei baci. I sensi ci sono stati sottratti durante la pandemia, ora li desideriamo ancora di più”, ha raccontato Sting.



Sting, il racconto dell’imbroglio subito

Da anni, Sting e la moglie Trudie cercavano una casa in Toscana. Poi si sono imbattuti nel Palagio dando così il via alla loro avventura nella campagna toscana. «Stavamo cercando una casa in Toscana da anni. Avevamo visto palazzi pieni di marmi, come mausolei. Poi, siamo arrivati al Palagio. Era fatiscente, ma pieno di fascino. Era il 1997. Da quel momento è iniziata la nostra nuova vita in campagna», ha spiegato l’artista. Sting, poi, svela l’improglio subito durante l’acquisto:

«L’ex proprietario, il duca Simone Vincenzo Velluti Zati di San Clemente, ci offrì un bicchiere di rosso da una caraffa durante la nostra visita al Palagio», ricorda Sting. «Stavamo trattando l’acquisto, la proprietà ci piaceva molto anche se era quasi in rovina. Il duca mi chiese se volessi assaggiare del vino della tenuta e io dissi di sì. Era un vino ottimo quindi mi convinse a comprare anche le vigne. Poi abbiamo capito che il duca ci aveva servito un Barolo e non un vino locale».