L’INTERVISTA AL SEGRETARIO NATO STOLTENBERG: “NON SIAMO IN GUERRA MA…”
«Non siamo parte di questa guerra. Non abbiamo truppe NATO in Ucraina. Ma sosteniamo l’Ucraina per difendersi»: lo ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nella lunga intervista apparsa sul quotidiano tedesco “Süddeutsche Zeitung” quasi del tutto incentrata sul timore di una terza guerra mondiale all’orizzonte. Dopo la riunione di tutta l’Alleanza Atlantica la scorsa settimana a Bucarest in Romania, il n.1 della Nato riflette sul ruolo di mediazione da mantenere nei prossimi mesi non dimenticando però chi è il Paese invaso e chi invece gli aggressori: «Il compito più importante ora è preservare l’Ucraina come stato indipendente. Di un’adesione alla Nato si tratterà più tardi», spiega ancora Stoltenberg.
L’Alleanza occidentale sta già fornendo un sostegno senza precedenti all’Ucraina, ma nonostante ciò «stiamo rafforzando il nostro partenariato con questo Paese», aggiunge il segretario generale. Rispetto alla guerra tra Ucraina e Russia esplosa in Crimea nel 2014, rileva Stoltenberg, l’esercito ucraino è nettamente più preparato e difeso proprio per l’intervento della Nato, «abbiamo aiutato l’Ucraina a costruire capacità militari. Quando i russi hanno invaso di nuovo quest’anno, l’esercito ucraino era molto più grande, molto meglio equipaggiato, molto meglio addestrato e guidato. Potrebbe contrattaccare». La preoccupazione concreta di uno scontro ancora più mondiale resta imponente, con il segretario Nato che ribadisce ancora una volta «Non siamo parte di questa guerra. Non abbiamo truppe NATO in Ucraina. Ma sosteniamo l’Ucraina per difendersi. Ciò non ci rende partecipi della guerra e non permetteremo a noi stessi di essere trascinati in questo conflitto. Ma farsi da parte e non fare nulla quando un paese sovrano in Europa è occupato dalla Russia violerebbe i nostri valori, sarebbe una grande sconfitta per la libertà e la democrazia e ci renderebbe più vulnerabili».
JENS STOLTENBERG: “LE CONDIZIONI PER I NEGOZIATI CON LA RUSSIA”
L’attualità degli scambi diplomatici di queste ultime settimane riguarda ormai essenzialmente la possibilità o meno di convocare negoziati di pace a stretto giro: se Macron con Biden hanno annunciato la data del 13 dicembre come potenziale occasione per una conferenza di pace a Parigi, fronte Nato la convinzione che si debba arrivare ad un esito del genere resta dirimente. Con dei distinguo però non da poco: «Il modo in cui la Russia sta conducendo questa guerra non indica che voglia negoziare in buona fede. Con l’inizio dell’inverno, Mosca ha iniziato a bombardare l’approvvigionamento energetico dell’Ucraina nel tentativo di mettere in ginocchio il Paese. Questa è una guerra di aggressione, un’invasione di un paese vicino indipendente». La maggior parte delle guerre finisce al tavolo dei negoziati, rileva ancora Jens Stoltenberg, probabilmente finirà anche questa in tale modo: «Ma sappiamo anche che quanto accade a questo tavolo è indissolubilmente legato alla situazione sul campo di battaglia. Se vogliamo vedere un risultato alla fine dei negoziati che garantisca la vittoria dell’Ucraina, allora c’è modo di sostenere l’Ucraina. Il modo migliore per sostenere la pace è sostenere l’Ucraina. Più vogliamo una soluzione negoziata, più dovremmo aiutare l’Ucraina».
La convinzione dei vertici Nato è che bisogna aiutare l’Ucraina a raggiungere posizione di vantaggio in vista dei colloqui di pace: «Aiutare l’Ucraina a raggiungere una situazione in cui possa negoziare con la Russia in modo da garantire che rimanga uno stato sovrano e indipendente. Alla fine, ovviamente, l’Ucraina dovrà decidere. Abbiamo bisogno di una pace duratura. Non lo capiamo quando vince l’aggressore, quando la tirannia e l’oppressione trionfano sulla democrazia e sulla libertà». I canali diplomatici con la Russia restano comunque aperti, come ha dimostrato l’emergenza missile in Polonia “risolta” in poche ore senza l’esplodere dell’escalation mondiale: «Abbiamo canali di comunicazione con l’esercito russo. I russi lo erano non molto aperto all’utilizzo di questi canali, ma esistono. L’incidente in Polonia ha mostrato che la NATO sta reagendo in modo calmo e appropriato, senza escalation», conclude Stoltenberg alla “Süddeutsche Zeitung”.