Il governo ha deciso di cancellare il fondo per la lotta ai disturbi alimentari. Storie Italiane ha trattato il tema, soffermandosi in particolare sull’anoressia e in collegamento vi era Caterina, una ragazza ex anoressica, che ha commentato: “E’ come darsi la zappa sui piedi, è come bloccare le persone, se tu dai le basi e gli strumenti a queste ragazze, saranno in grado di capire la loro malattia, scenderne a patti, trovare dei compromessi. Non tutte sono forti come me o altre persone. Alcune ragazze non hanno gli strumenti, non hanno un contorno famigliare che può aiutarle e non hanno anche un contorno sociale. Molte forze le ho messe io – ha poi specificato ricordando come sia riuscita a superare il problema – non ho avuto così tanti aiuti, sono stata a contatto con delle persone che fondamentalmente del loro lavoro sapevano poco e sono anche anche buono, una nutrizionista che mi dice, devi ingrassare perchè sei brutta”.
Il dottor Martinotti ha aggiunto. “L’anoressia è in grandissima crescita fra bambini e maschi anche, soprattutto dopo il covid sta aumentando, siamo il penultimo Paese in Europa per quanto riguarda l’investimento in psichiatria. L’anoressia nervosa fa più morti dei femminicidi”. Così invece la Dottoressa Rossi: “I disturbi alimentari sono diffusi fin dalla prima infanzia, noi dobbiamo lavorare sulla prevenzione, fare informazione a tutto tondo, io vedo bambini che hanno disturbi alimentari importanti. Dobbiamo cominciare a limitare la strage dall’inizio. Bambini che sono in obesità poi diventano anoressici in adolescenza”.
STOP A FONDO PER LA LOTTA AI DISTURBI ALIMENTARI: “LO STATO DEVE RICONOSCERE QUESTI DISTURBI”
Antonella Boralevi in studio si appella così allo Stato: “Lo stato deve riconoscere i disturbi alimentari come una malattia endemica e sociale. Bisogna prevenire ma anche fornire strumenti medici per guarire”.
Riccardo Bocca aggiunge sul tema dell’anoressia: “All’interno delle famiglie alcune malattie vengono negate o non si hanno strumenti per percepirle o affrontarle al meglio. Si parla di malattie silenziose ma anche per colpa di chi fa informazione, non le si aiuta ad avere il giusto impatto. I soldi che stanziavano permettevano di avere dei centri di riferimento e delle figure competenze”. Caterina ha quindi concluso: “Molte ragazze mi hanno contattata vedendo la mia storia, e in loro vedo tanta confusione e non della volontà”.