Un grido d’appello e di protesta che di sicuro non troverà d’accordo gli animalisti è giunto in queste ore direttamente dai componenti della Commissione Salute dell’Accademia nazionale dei Lincei, che, all’interno di un documento redatto per sensibilizzare su tale tematica, ha sottolineato che la ricerca italiana è danneggiata dal decreto legislativo numero 26 del 2014 e inerente ai test sugli animali. I membri dell’organismo hanno evidenziato quanto sia “necessario e urgente sollecitare al Governo la rapida eliminazione di tale decreto”, almeno secondo il loro punto di vista. Non solo: sempre nel testo si legge che per i Lincei, “a sei anni dalla sua approvazione, questo decreto continua a danneggiare molteplici aspetti importanti della nostra ricerca scientifica, per esempio rendendo difficile la collaborazione con colleghi stranieri di prestigio, necessaria per ottenere fondi europei; scoraggiando il rientro da altri Paesi dei ricercatori italiani più brillanti; rendendo impossibile la presenza in Italia dei laboratori preclinici delle industrie farmaceutiche multinazionali”. Ecco dunque che, a giudizio dei Lincei, le cause alla base della difficoltà riscontrata nel reperire fondi devono essere individuate nell’impossibilità di condurre test sugli animali in laboratorio e di risultare così all’altezza di interlocutori provenienti da Paesi nei quali, invece, sono regolarmente consentiti dalla Legge.



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