La BCE ha annunciato la dismissione dell’acquisto dei bond e titoli di stato da parte della banca centrale, a questo. I rendimenti sui titoli aumenteranno, la capacità di liquidità di uno stato diminuirà e incrementeranno anche i tassi sui mutui. Questo è sicuramente il primo effetto che questa misura sarà in grado di cagionare.
Stop acquisto bond BCE: il rialzo sui tassi
Il secondo rialzo si avrà come sappiamo a partire da settembre 2022, e con lo spread che aumenta è l’inflazione che ormai si proietta al 9%, sarà per tutti molto difficile sostenere le spese. Il costo del denaro aumenterà sempre di più finché l’economia reale non sarà ufficialmente in recessione, così come già previsto da tempo.
Sicuramente il primo effetto negativo si avrà sui mutui a tasso fisso e a tasso variabile. Per il tasso variabile il riferimento è l’Euribor che ha 3 mesi ha segnato il – 0, 3%.
Ed è proprio questo il dato che è destinato a salire nei prossimi mesi molto rapidamente. L’indice IRS è un tasso di mercato fissato dagli operatori tutti i giorni che è stato tenuto con la cinghia molto stretta fino ad oggi: segna infatti lo 0,35 % a 10 anni, ma adesso siamo già al 2,08% e non è finita.
Stop acquisto bond BCE: spread vola a 228 punti
Per quanto riguarda invece i titoli di stato i BTP a 10 anni hanno toccato il rendimento del 3,72% come nel 2014, ma lo spread si è allargato a 228 punti base fino ad arrivare ad un massimo storico di 233 punti base.
E poi c’è il rincaro dei tassi di interesse prima di 25 poi di €0,50 ma è soltanto l’inizio. La BCE infatti ha già abbassato le stime di crescita di tutta la zona euro e prevede un inflazione al +6,8% nel 2022 e al 3,5% nel 2023, ma nel 2024 non ci salveremo, perché l’inflazione è stata stimata in un range superiore al 2%.
Il tasso medio sul totale dei prestiti, cioè la rilevazione della Bce, in aprile era del 2,16%.
Stop acquisto bond BCE: l’inflazione e il costo del denaro
Il problema è che l’inflazione crescente e il caro energia stanno facendo lievitare i costi di importazione di prodotti legati proprio a questa materia prima.
Il costo del denaro aumenta e quindi si stringono i consumi così come rivela anche l’Istat, perché la spesa media mensile non ha recuperato sui valori precedenti al 2019, quindi all’inizio della pandemia. Attualmente la variazione segna ancora un – 4,8%. La spesa per le famiglie ha colpito anche i figli con il – 9,1%.
Infine il margine di interesse in aumento del 18% rispetto al 2021 dovuto all’incremento dello spread sopra 200 punti base. Quindi gli istituti di credito guadagnano sulla differenza dei prestiti concessi. Le banche britanniche italiane trarranno il massimo beneficio dell’aumento dei tassi come quella spagnola e, tedeschi e danesi austriache, ma ci sono anche effetti negativi possibile ritardo sui pagamenti.