La struttura leninista della segreteria di Elly Schlein appare ormai chiara. Come ogni rivoluzionaria che si rispetti ha preso il potere approfittando di un vuoto di leggi interne che le ha dato il potere. Le primarie sono un’abdicazione al potere degli iscritti e dirigenti e lei si è accomodata, con un cuneo di voti estranei al Pd e più vicini alla sinistra radicale, nella stanza che fu di Veltroni e Renzi. Prodi e Renzi sono stati portati al Governo, e Veltroni ha guadagnato la candidatura a Premier proprio tramite il popolo del primarie. Elly ha capito il gioco e si è coalizzata con pezzi di partito, aggregando chi ne era fuori, per vincere.
Solo che nessuno dei suoi predecessori aveva sin qui avuto il coraggio di impedire ad altri ciò che era consentito a se stesso. Le primarie sono state la fortuna del centrosinistra a livello locale per oltre trent’anni. Da lì sono venuti sindaci, a volte governatori, e comunque un pezzo di classe dirigente. Ora Elly sa che, se aprisse alle primarie, il suo gruppo dirigente si ritroverebbe a livello locale candidati indigesti. Gente che sta sul territorio, che non l’ha votata, come tanti dirigenti locali, e che minerebbe il suo fortino.
Perciò preferisce la politica dirigista, leninista, del gruppo al comando che guida il popolo senza rapporti con la base. Solo applausi in luoghi precisi, rapporti solo con chi lei sente essere dalla sua parte. Non è più il Pd, per intenderci, ovvero non è più un luogo di aggregazione di diverse culture, quella ex comunista e quella cattolico-democratica, che proprio a livello locale fece la sintesi migliore. È un partito che assume la forma di chi lo guida e che non accetta sbandamenti.
La linea tracciata è lo svuotamento da sinistra dei 5 Stelle, l’aggregazione delle forze sociali più radicali e l’attesa che la sbornia per la Meloni passi e i voti, tra qualche anno, arrivino più per stanchezza dell’elettorato che per posizionamento politico.
In questo percorso le diramazioni locali sono quasi un fastidio. A Foggia la grande coalizione tanto sbandierata pare già in crisi, altrove, come in Campania, riemerge un civismo di convenienza che premia i grandi cacicchi locali e svuota le urne del Pd.
In generale la pozione di Schlein di abbracciare Landini e le sue battaglie non appare smuovere più di tanto il consenso. L’elettorato è statico, vota per abitudine il Pd. Ma se una volta quei voti erano astrattamente sommabili a quelli di moderati e radicali di cui il Pd era fulcro, con lo spostamento di Elly a sinistra la distanza dal centro diventa un abisso e la presenza del 5 Stelle impedisce di avere campo libero nell’elettorato più radicale che ancora è aggrappato alla gonnella di Giuseppi.
A livello locale questo porta a scelte insensate, come per le regionali in Lombardia, e tranne qualche rigurgito di buon senso come in Abruzzo, dove le opposizioni si uniranno, Schlein vuole mettere canditati “suoi” (non del Pd delle primarie) per blindare la sua leadership. Il motivo è anche intuibile. Se a livello locale il Pd delle primarie vincesse in qualche città chiave mentre il partito nazionale non andasse bene, i dirigenti tutti le chiederebbero di mettere in discussione metodo e leadership. Ma come sa chi viene dalla storia leninista, non è il popolo che decide chi comanda, il popolo deve seguire i suoi leader e se non lo fa è immaturo, fascista, corrotto.
Perciò il piano è chiaro. Nessuno potrà presentarsi alle elezioni forte di un primarie day, che delegittimerebbe Elly (che dovrebbe avere dei suoi candidati alle primarie con il rischio che perdano). Soprattutto con la prospettiva del voto europeo che resta, a oggi, ancora incerto.
Le primarie possono essere l’arma che la distrugge, dopo che sono state il suo grimaldello per entrare in un partito i cui dirigenti non la volevano. Elly gestisce così. Per lei la democrazia diretta delle primarie nel partito è un accidenti che ora va superato, dopo che ha svolto la sua funzione di darle il potere. E non se lo farà togliere con la stessa arma che ha usato.
Perciò le schede per le prossime primarie già stampate le potete trovare sul terrazzo del Nazareno, sotto un telo di cellofan, con su scritto di pugno di Elly “roba da buttare alla prima occasione”. Almeno finché ci sarà lei, non è roba che serve.
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